Ho seguito anch'io, sull'onda emotiva venutasi a creare a seguito delle troppe notizie contrastanti divulgate in rete, il caso di Sakineh e mi sono messo "di buzzo buono" per saperne di più.
Ho scoperto, senza sorprendermi troppo, che l'infelice donna non è stata giudicata per un semplice adulterio ma, e soprattutto, per concorso in omicidio del proprio marito, consumato in maniera brutale assieme al proprio amante.
Malek Ejdar Sharifi, un giudice che si è occupato del particolare caso giudiziario, ha dichiarato: ''Non possiamo rendere noti i dettagli dei crimini di Sakineh, per considerazioni di ordine morale ed umano (a differenza della stampa Italiana, in Iran non vengono pubblicati i particolari morbosi dei delitti efferati - nota di nemo profeta). Se il modo in cui suo marito è stato assassinato fosse reso pubblico, la brutalità e la follia di questa donna verrebbero messe a nudo di fronte all’opinione pubblica. Il suo contributo all’omicidio è stato così crudele e agghiacciante che molti criminologi ritengono che sarebbe stato molto meglio se lei si fosse limitata a decapitare il marito''.
Preclusa la possibilità di perseguire la donna per omicidio, a causa del perdòno dei figli, i giudici hanno deciso di giocare la discutibile carta dell’accusa di adulterio. Scelta indubbiamente deprecabile sul piano procedurale – e infatti il processo è in fase di revisione - ma dal punto di vista culturale ed etico le cose stanno molto diversamente da quello che centinaia di siti internet, per non parlare della stampa, danno ad intendere ai lettori.
Da fonti Iraniane, poi, non pare che l'eventuale condanna a morte venga eseguita per lapidazione, pratica barbara questa (per inciso deprecata dal Governo) che sopravvive soltanto in pochissime zone rurali della Repubblica Islamica, ma che è in via di sdradicamento.
Per sgomberare il campo dalle troppe critiche facilone contro l'Iran, chi ha giudicato e condannato Sakineh non è stato il Governo Iraniano o qualche fanatico Ajatollah (o, peggio, il "deprecato regime"), ma un Tribunale locale nella regione di Tabriz grazie all'autonomia di cui gode.
Poi, sulla pena di morte in generale si può essere d'accordo o meno (personalmente la aborrisco) , ma nel mondo oltre all'Iran tale pena viene eseguita in parecchi Paesi cosiddetti "civili", a partire da USA e Israele.
Tra le fonti: Los Angeles Times
World
July 12, 2010 - 8:52 am
Fonte: http://www.valdelsa.net/
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L'articolo è lucido e logico. E' una delle poche voci fuori dal coro su questa vicenda.
RispondiEliminaPerò perchè concludere con un palese errore? In Israele (fermo restando che le uccisioni nei Territori Palestinesi sono una tragica realtà) la pena di morte non esiste (il caso Eichmann è stata l'unica eccezione).
Per il fatto che usiamo due pesi e due misure l'esempio migliore restano gli Stati Uniti. Un paese tutto sommato simile ai nostri, ma dove un tribunale può decidere di uccidere legalmente una persona. Senza generare l'indignazione che ha circondato l'Iran.