2 ottobre 2010

Il Kosovo sull’orlo dell’abisso

Ennesima crisi politica in Kosovo proprio quando l’UE credeva di aver risolto il problema ottenendo l’aiuto della Serbia.

Dopo le dimissioni del presidente albanese FatmirSejdiu il Kosovo diventa per l'ennesima volta la zona calda d'Europa. Questo territorio che alcuni paesi considerano Stato e altri Provincia non sembra trovare pace. Questo grave incidente politico e istituzionale potrebbe mettere in pericolo l'inizio delle trattative con la Serbia, al cui controllo gli estremisti albanesi si sono "sottratti" nel 2008. La Serbia dopo aver ceduto alle pressioni dell'Unione Europea ha accettato di scendere a a patti con gli estremisti albanesi senza tuttavia riconoscere la provincia come stato.
Tuttavia ora che il Kosovo non ha più un padrone le cose cominciano a complicarsi. L'ex presidente infatti ha dato le dimissioni in un periodo di tempo troppo breve per consentire alle istituzioni temporanee del Kosovo di organizzarsi. In altre parole adesso non si sa più chi comanda e chi si prenderà la colpa se gli accordi con la Serbia dovessero andare male.

Intanto mentre i politici albanesi di estrema destra continuano a litigare su chi abbia il diritto di essere presidente, la popolazione della regione vive in condizioni insostenibile e almeno in questo non ci sono differenze tra serbi e albanesi. Le strade sono un colabrodo, l'elettricità che manca di continua, un tasso di disoccupazione e una povertà che potrebbero tener testa all'Afghanistan e, come se non ci fossero già abbastanza problemi, qualche giorno fa gli estremisti albanesi hanno ordinato la distruzione delle stazioni che trasmettono il segnale dell'operatore mobile della Serbia. Con questo atto più di 150.000 serbo-kosovari sono rimasti senza telefono e un uomo è addirittura morto, a sud della regione, perchè non ha potuto chiamare l'ambulanza.

L'Unione Europea non sembra intenzionata a intervenire in alcun modo, erroneamente sperando, come sempre, che il problema si risolva da solo.

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