http://www.forumpalestina.org/Boicottaggio.asp
A 63 anni dalla risoluzione ONU di partizione della Palestina e a 43 anni dall’occupazione della Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, della Striscia di Gaza e delle alture siriane del Golan, Israele prosegue nel progetto di pulizia etnica del popolo palestinese, iniziato nel 1947.
Decine di risoluzioni delle Nazioni Unite, che dal 1948 hanno condannato le politiche coloniali e razziste di Israele, non sono state mai rispettate.
Dopo le elezioni palestinesi del 2006, vinte in modo regolare e democratico dal partito “Change and Reform” (Hamas), lo Stato di Israele ha messo in atto, con la complicità del mondo occidentale, un assedio feroce della Striscia di Gaza, riducendo 1 milione e 500.000 persone alla nuda vita, nel quadro di una politica genocidaria che ha portato a gennaio del 2009 al massacro di oltre 1400 palestinesi. L'esercito israeliano ha usato armi di ogni tipo, come le bombe al fosforo bianco, ma ha anche sperimentato nuove armi devastanti, come denunciato dalle organizzazioni ONU. All’interno dello Stato di Israele si sta inoltre rafforzando una odiosa legislazione di discriminazione razziale nei confronti dei palestinesi cittadini di Israele.
In questo contesto le università, gli accademici e gli intellettuali israeliani, nella quasi totalità, hanno svolto e svolgono un ruolo di sostegno dei loro governi e sono complici delle loro politiche.
Le università israeliane sono anche i luoghi dove si realizzano alcuni dei più importanti progetti di ricerca, a fini militari, su nuove armi basate sulle nanotecnologie e su sistemi tecnologici e psicologici di controllo e oppressione della popolazione civile.
Noi, docenti, ricercatori/trici e studenti/tesse delle università italiane, intellettuali, artisti, operatori/trici culturali e attivisti/e della società civile, consapevoli che la comunità internazionale deve intervenire per porre fine alla continua violazione dei diritti umani del popolo palestinese da parte di Israele, non possiamo continuare a rimanere in silenzio e chiediamo a tutti/e di aderire all’appello del PACBI, Palestinian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel, (allegato) e di partecipare alla della campagna per il boicottaggio accademico e culturale di Israele, in atto da tempo in altri paesi, in particolare in Inghilterra per opera del BRICUP (British Committee for the Universities of Palestine).
Questo boicottaggio dovrà essere mantenuto finché Israele non avrà accettato di riconoscere gli inalienabili diritti del popolo palestinese all’autodeterminazione e non avrà pienamente rispettato gli obblighi imposti dal diritto internazionale:
1. ponendo fine all’occupazione e colonizzazione delle terre arabe e iniziando la demolizione del Muro;
2. rispettando i diritti fondamentali dei palestinesi cittadini di Israele alla eguaglianza:
3. riconoscendo il diritto dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case e proprietà come stabilito dalla risoluzione ONU 194.
ICACBI
Campagna italiana per il Boicottaggio Accademico & Culturale di Israele/Italian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel
Appello per il boicottaggio accademico e culturale di Israele, PACBI 2004
L’oppressione coloniale israeliana del popolo palestinese, basata sulla ideologia sionista, comprende:
1. il rifiuto della sua responsabilità per la Nakba – e in particolare per le ondate di pulizia etnica e di espropriazione che hanno creato il problema dei profughi palestinesi – e quindi il rifiuto di accettare i diritti inalienabili dei profughi e dei dislocati, diritti definiti e protetti dal diritto internazionale;
2. l’occupazione militare e la colonizzazione della Cisgiordania (inclusa Gerusalemme Est) e di Gaza dal 1967, in violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni dell’ONU;
3. Il sistema radicato di discriminazione razziale e di segregazione contro i palestinesi cittadini di Israele, che assomiglia al defunto sistema di apartheid in Sud Africa.
• Dal momento che le istituzioni accademiche israeliane (la maggior parte controllate dallo Stato) e la stragrande maggioranza degli intellettuali e degli accademici ha contribuito direttamente a mantenere, difendere o in modi diversi a giustificare le forme di oppressione sopraindicate o è stata complice con esse con il loro silenzio,
• dato che tutte le forme di intervento internazionale hanno finora fallito nel costringere Israele a conformarsi al diritto internazionale o a porre termine alla repressione dei palestinesi, repressione che si è manifestata in molte forme, inclusi l’assedio, gli assassini indiscriminati, le distruzioni arbitrarie e il muro razzista e coloniale,
• in vista del fatto che persone di coscienza nella comunità internazionale di docenti e intellettuali hanno storicamente preso sulle loro spalle la responsabilità morale di combattere l’ingiustizia, come è esemplificato dalla loro lotta per abolire l’apartheid in Sud Africa, attraverso forme diverse di boicottaggio,
• riconoscendo che il crescente movimento internazionale di boicottaggio contro Israele ha espresso la necessità di uno schema di riferimento palestinese che indichi i principi guida,
• nello spirito di solidarietà internazionale, coerenza morale e resistenza all’ingiustizia e all’oppressione,
Noi, accademici e intellettuali palestinesi, invitiamo i nostri colleghi della comunità internazionale a boicottare globalmente e coerentemente tutte le istituzioni accademiche e culturali israeliane come contributo alla lotta per mettere fine alla occupazione israeliana, alla colonizzazione e al sistema di apartheid, applicando quanto segue:
1. astenendosi dalla partecipazione in ogni forma di cooperazione accademica e culturale, di collaborazione o di progetti congiunti con le istituzioni israeliane;
2. sostenendo un boicottaggio globale delle istituzioni israeliane a livello nazionale e internazionale, inclusa la sospensione di tutte le forme di finanziamento e di sussidi a queste istituzioni;
3. promuovendo il disinvestimento da Israele da parte delle istituzioni accademiche internazionali;
4. lavorando per la condanna delle politiche israeliane, promuovendo l’adozione di risoluzioni da parte di associazioni e organizzazioni accademiche, professionali e culturali;
5. sostenendo direttamente le istituzioni accademiche e culturali palestinesi senza chiedere loro di essere partner con controparti israeliane, come condizione esplicita o implicita per questo sostegno.
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