25 maggio 2010

Come trovare un genuino maestro spirituale?

12 Mag 2010 di Mariana Caplan

Pochi argomenti nel campo della spiritualità contemporanea suscitano tante difficoltà, controversie e discussioni come il ruolo dell’insegnante spirituale. Grazie a carismatici ciarlatani che scorrazzano nel mondo spirituale, entrando in tutte le case attraverso i periodici a larga tiratura e gli spettacoli televisivi, termini come “guru” e insegnante spirituale sono entrati nel nostro vocabolario di tutti i giorni.


Tuttavia, nonostante le campagne pubblicitarie New Age, restiamo avvolti nella confusione e nell’ignoranza per tutto quello che riguarda il valore e la funzione dell’insegnante spirituale. Mentre prima, giustamente, affrontavamo l’argomento dei maestri spirituali con la dovuta cautela, oggi tutti pensano di sapere che cos’è un guru o un maestro spirituale, e come relazionarsi a lui o lei.


La varietà dei cosiddetti maestri spirituali è grande. A un estremo abbiamo individui capaci di guadagnare 50.000 dollari per un fine settimana in cui insegnano alle coppie pratiche sessuali tantriche vecchie di quattromila anni (Asra Nomani, Naked Ambition, “The Wall Street Journal”, 7 dicembre 1998); dall’altro, grandi maestri e leader spirituali di indiscutibile onestà come il Karmapa, il Dalai Lama e santi orientali e occidentali meno conosciuti.

Ma i ricercatori spirituali alle prime armi etichettano tutti come “guru” e nutrono per essi un’adorazione infantile o un grande scetticismo. Tali giudizi derivano per lo più da informazioni molto superficiali raccolte nell’ambiente sociale, nei media o in chiesa.

Uno dei nostri principali compiti di ricercatori spirituali è imparare l’esercizio della discriminazione. Potremmo pensare che il nostro primo compito sia svuotare la mente, rilassarci nella beatitudine onnipresente e prendere dimora nel Sé autentico, ma se affrontiamo il cammino spirituale con serietà, comprendiamo presto di avere altre priorità. Arrancando nelle paludi dell’ego, una delle qualità più preziose è imparare a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è.

Prima di imparare a discriminare tra un insegnante falso e uno autentico, è necessario sapere cosa vogliamo da un insegnante. Se vogliamo imparare a rilassare la mente o a migliorare la relazione con il coniuge o i figli, probabilmente qualsiasi psicoterapeuta spirituale andrà bene.

Se vogliamo percorrere un cammino tradizionale con un certo grado di rigore e serietà, avremo bisogno di una guida o un insegnante di buona preparazione e onestà. Se quello che vogliamo è realizzare il nostro potenziale più elevato di esseri umani, allora non dobbiamo trovare solo un insegnante: dobbiamo trovare qualcuno che sappiamo (ai limiti delle nostre possibilità) essere capace e disponibile ad aiutarci in questo scopo.

Non c’è dubbio che molte persone si volgono a un maestro spirituale nel tentativo inconscio di risolvere conflitti psicologici rimasti in sospeso con i genitori. Il guru maschile o femminile rappresenta il genitore spirituale assoluto, colui che alla fine ci darà l’amore incondizionato che abbiamo tanto implorato da bambini.

Se però ci volgiamo all’insegnante con l’atteggiamento di un bambino, anche se le nostre motivazioni sono inconsce, lo stiamo implorando di tirare fuori tutti i latenti desideri di potere o di conferma che restano in lui.

Tenderemo anche a dare un’interpretazione molto distorta di lui, osservando ogni cosa che dice e fa dal punto di vista dei desideri infantili insoddisfatti. “Non esiste peccato, esiste solo l’infantilismo”, sostiene il maestro spirituale francese Arnauld Desjardins. Riconoscere di avere una relazione infantile con il cammino e il maestro spirituali è essenziale per riuscire a cogliere fino in fondo l’opportunità che ci viene offerta.

Quando andiamo al mercato spirituale, occorre essere consapevoli della grande differenza di qualità tra i tantissimi insegnanti disponibili. Il settore dei maestri spirituali non è ciò che appare al primo sguardo, e prima di fare un acquisto impulsivo, è necessario un approfondito studio della mercanzia.

Un altro fattore critico è la difficoltà di tradurre dall’oriente all’occidente la funzione dell’insegnante spirituale. Se è vero che nella tradizione occidentale esistono esempi di relazione insegnante-studente (i nativi americani, i rabbini ebrei, i preti cattolici), la cultura contemporanea è per lo più influenzata da una religione dogmatica (o addirittura meccanica) che fornisce pochi precedenti a una relazione con un maestro spirituale. Importare semplicemente le tradizioni orientali nella cultura occidentale, senza considerare le grandi differenze psicologiche e culturali, non funziona.

Da una parte abbiamo i maestri delle tradizioni monastiche asiatiche che sono venuti in occidente e sono crollati di fronte alle lusinghe della ricchezza, del potere e del sesso; da un’altra, i numerosi aspiranti maestri occidentali, dai nomi sanscriti e dalle tuniche stravaganti, che cercano disperatamente di creare monasteri tradizionali in una cultura che non è pronta per essi; da un’altra parte ancora, coloro che cercano di prendere il meglio da tutte le tradizioni per creare la loro personale spiritualità eclettica, dove tutti e tutto – inclusi gli alberi, le montagne e le stelle – fungono da insegnanti.

Come il pittore che mischia tutti i colori in una tavolozza e ottiene il grigio, quando mischiamo le tradizioni a nostro piacimento, il risultato è una spiritualità New Age estremamente confusa.

Abbiamo di fronte a noi il difficile compito di preservare il senso e il contesto del tradizionale rapporto insegnante-studente, ma anche di operare i necessari adattamenti alla nostra psicologia e cultura occidentali. Sebbene il compito è certamente difficile e gli errori sono inevitabili, questo deve restare l’obiettivo.

Una delle principali difficoltà che incontriamo quando abbracciamo la nozione orientale dell’insegnante spirituale, è l’aspettativa che quest’ultimo sia perfetto. Le traduzioni delle scritture orientali definiscono l’insegnante “trascendente”, “essere perfetto”, “angelico” e “al di là dell’al di là”. Il rigido perfezionismo della tradizione occidentale, unito alla nostra ingenuità spirituale, interpreta tutto ciò nel senso che l’insegnante è una sorta di Superman o di Wonder Woman cosmici. Non comprendiamo che per le leggi dell’incarnazione umana tutti gli esseri umani sono semplicemente questo: umani.

Anche se hanno trasceso l’attaccamento alla forma umana, sono ancora incarnati in un corpo soggetto alla malattia, con una mente che può essere libera o meno da disfunzioni o aberrazioni psicologiche.

Molti studenti hanno provato disillusione di fronte a un insegnante che, nella circostanza di un terribile dolore fisico, non è riuscito a “trascendere il corpo”. Desjardins racconta che una volta il suo maestro, Swami Prajnanpad, era gravemente malato. A un certo punto chiamò uno studente, un noto medico, chiedendogli degli antidolorifici.

Tale evento provocò enorme sconcerto in molti studenti di Swami Prajnanpad. “Se è un maestro autentico”, pensarono, “perché non riesce a trascendere il dolore fisico?”; “Se è oltre il corpo, come ha potuto ammalarsi?”. Ma forse questo episodio rivela, in realtà, un fraintendimento su ciò che è un maestro autentico. È possibile che l’idea occidentale di perfezione non sia identica a quella suggerita dalle antiche scritture.

Un argomento ancora più delicato, soprattutto tra gli insegnanti spirituali occidentali, è quello dei difetti psicologici. Per gli occidentali, percorrere un cammino spirituale con insegnanti occidentali è molto vantaggioso. Non solo questi ultimi parlano la stessa lingua, ma (fatto più importante) hanno una comprensione della psicologia occidentale di cui molti insegnanti orientali comprensibilmente non dispongono.

Comunque, data la situazione attuale della cultura occidentale (una cultura in cui quasi nessuno supera l’infanzia senza qualche disfunzione psicologica), è improbabile che anche i migliori insegnanti occidentali siano immuni da nevrosi, nonostante i loro risultati spirituali. Se non riusciamo ad accettare questo fatto (o se nelle nostre iniziali, ingenue proiezioni sull’insegnante non riusciamo a vederlo), al primo segno di comportamento in contrasto con le nostre aspettative (una relazione extraconiugale, una sgridata ai figli, delle vacanze dispendiose), proviamo spesso disillusione non solo verso l’insegnante, ma verso tutti gli insegnanti e gli insegnamenti spirituali.

Abbiamo di fronte a noi una grande responsabilità non solo nella scelta di un maestro spirituale, ma anche nella creazione di un rapporto soddisfacente e produttivo con quest’ultimo/a. Non dobbiamo allontanarci dagli insegnamenti per qualche secondario problema psicologico di un insegnante, ma allo stesso tempo non dobbiamo ignorare evidenti tendenze all’abuso. In modo simile, dobbiamo imparare (spesso dopo molti anni) a distinguere tra la psicologia del nostro insegnante e gli insegnamenti che lui o lei è in grado di trasmettere davvero, nonostante tale psicologia. A prescindere dall’autenticità dell’insegnante, dobbiamo essere onesti con noi stessi riguardo ciò che possiamo imparare vivendo con lui.

Criteri pratici, fissi, per valutare l’autenticità di un dato maestro hanno poco valore, ma possono tornare di qualche utilità. Il limite ovvio è che criteri sviluppati da una consapevolezza terrena non possono essere completamente affidabili per giudicare colui che per definizione è al di là di tale consapevolezza. È come chiedere a un arbitro di baseball che non ha mai visto una partita di calcio di arbitrare i campionati mondiali.

Anche se molte rispettabili istituzioni spirituali hanno cercato di stilare liste di criteri, se dobbiamo attenerci strettamente a una di esse (per quanto raffinata), potremmo farci sfuggire alcuni dei più grandi maestri del nostro tempo, in quanto spesso tali maestri ricadono all’esterno del dominio dei parametri prestabiliti.

Molte persone sostengono che non occorre essere “illuminati” per essere validi insegnanti spirituali, e che un valido studente può imparare anche da un pessimo insegnante.

Un insegnante zen contemporaneo scoprì, mentre stava studiando con il suo maestro in Giappone, che in zona esisteva un “roshi” molto migliore. Quando lasciò l’insegnante più debole per quello più forte, venne molto criticato dal giapponese, secondo il quale era dovere di un valido studente restare con un insegnante debole, per aiutare quest’ultimo a migliorare.

Anche se i criteri per valutare gli insegnanti spirituali possono essere utili, è molto facile – troppo facile, in effetti – criticare insegnanti famosi e far risaltare i loro difetti. Molto più difficile è giudicare se stessi in quanto discepoli. “I guru non sono molto comuni, ma non lo sono nemmeno i discepoli”, afferma Desjardins. Il compianto Swami Muktananda disse che il mercato dei falsi insegnanti era in crescita, perché era in crescita il mercato dei discepoli falsi e ignoranti. Quando cominciamo a considerare i falsi insegnanti dal punto di vista del nostro discepolato incerto, ci sfidiamo ad abbracciare una prospettiva molto più ampia di quella della comune critica spirituale.

Tutte le antiche scritture sostengono che quando il discepolo è pronto, il maestro appare. A molti studenti spirituali piace lamentarsi: “Per me non è vero. Il maestro non è apparso”. Ma è molto probabile che essi non siano pronti per il maestro, e che devono insistere nella loro disciplina spirituale fino a quando il maestro apparirà.

Lo scrittore e insegnante Gilles Farcet suggerisce che, invece di chiederci: “Sarà questo il maestro adatto a me?”, dovremmo piuttosto domandarci: “Quali sono le mie qualità di discepolo?”. Cosa abbiamo da offrire al nostro cammino spirituale e all’insegnante spirituale? Come occidentali, siamo condizionati a credere che tutto ci debba essere offerto su un vassoio a prezzo di saldo. Ma le leggi sul rapporto maestro-discepolo sono comparse molto prima della nostra complicata psiche, e anche se siamo in un nuovo millennio, l’appagamento spirituale e un maestro genuino hanno un “prezzo” non inferiore a quello che avevano nel passato o che avranno nel futuro.

“Hai ciò che meriti”, commenta lo psicologo transpersonale Charles Tart. Questo è un punto di vista impopolare, ma resta il fatto che se ci ritroviamo con un insegnante che compie abusi, un ciarlatano o qualcuno che ci “lava il cervello”, siamo noi stessi a esserci messi in quella situazione. Possiamo incolpare l’insegnante di tutto ciò che vogliamo per i suoi difetti, e le nostre accuse possono anche essere vere, ma siamo sempre noi che abbiamo abboccato all’amo.

Nella nostra ingenuità spirituale è probabile che a volte ci ritroveremo nelle mani di tali ciarlatani, ma non dovremmo giudicarci “cattivi” o “sbagliati” per questo. Il processo naturale per sviluppare la discriminazione spirituale ci farà spesso incontrare falsi insegnanti, mettendoci di fronte alle nostre illusioni sul cammino spirituale.

Nel mondo della spiritualità contemporanea, i falsi insegnanti sono chiaramente in numero maggiore di quelli autentici, e in misura sconfortante. “Ma perché preoccuparsi di un insegnante?”, potremmo chiederci, dal momento che molti testi New Age ci garantiscono spesso e volentieri che il maestro sta dentro di noi ed è il nostro sé autentico, e che quindi non abbiamo bisogno di aiuti esterni.

La risposta è: sì, il guru interiore è vivo e vegeto dentro di noi, ma altrettanto lo è l’ego nella sua infinita varietà di forme, costumi e maschere. Anche se alla fine scopriamo che il maestro è semplicemente il nostro sé autentico, abbiamo bisogno dell’aiuto della guida esterna che ci faccia da specchio per ciò che non vogliamo vedere, ma che è assolutamente necessario conoscere. L’ego non provocherà mai la sua distruzione: per lui è illegittimo e impossibile agire così. Perciò, contrariamente a ogni aspettativa, ci volgiamo – con occhi aperti e facoltà di discriminazione intatta – all’insegnante spirituale qualificato, affinché ci aiuti a scoprire ciò che cerchiamo nella vita spirituale.

Fonte: innernet

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