28 maggio 2010

Il fascismo che avanza

di Zvi Schuldiner

27/05/2010

Le agenzie di stampa italiane riferiscono alcune dichiarazioni del ministro israeliano Moshe Yaalon (del partito di destra Likud): «Anche nelle università israeliane ci sono alcuni elementi che si mobilitano contro lo stato ebraico», ha detto: nemici interni che si allineano «ai nazionalisti arabi e i jihadisti di tutto il mondo».


In Israele i media non hanno riferito queste dichiarazioni, ma la cosa non deve sorprendere: gli attacchi contro il dissenso qui stanno diventando routine.

L'estrema destra sta usando diversi mezzi per distruggere le basi della democrazia in Israele.
Uno è la delegittimazione di tutti coloro che non si allineano con l'ideologia ufficiale e le sue menzogne: questa strategia colpisce più duramente i rappresentanti politici della popolazione palestinese di Israele, ma ora anche tutte le forze democratiche di diverso colore che si oppongono alla politica guerrafondaia della destra, o lottano a favore di regole democratiche per tutti.

Il linguaggio di Yaalon non è nuovo. L'estate scorsa aveva definito Peace Now «un virus». Peace Now è un'organizzazione inoffensiva, moderata, che non fa molto onore a ciò che era negli anni '80: ma le sue note contro l'espansione degli insediamenti ebraici in territorio palestinese ne fanno un gruppo di «delatori ebrei», secondo alcuni pubblicisti di destra. Delatori, virus: siamo pericolosamente vicini al «tradimento». Ma i traditori peggiori sono altri gruppi, che si muovono davvero contro le politiche della destra.

Nella rete internet delle scienze sociali in israele imperversa una violenta offensiva della destra e dei suoi rappresentanti nelle istituzioni accademiche. L'organizzazione maccartista «Im Tirzu» ad esempio pubblica un bollettino in cui segnala i professori di diverse facoltà nei cui corsi figurano bibliografie con nomi «indesiderabili».

Quando alcuni docenti della mia università abbiamo dichiarato uno sciopero di due giorni, la settimana scorsa, le reazioni degli studenti sono state diverse: molti hanno espresso solidarietà, ma su internet altri hanno scritto che «non bisogna appoggiare questi prof di sinistra amici dei nostri nemici».

Sempre Im Tirzu ha lanciato una serie di attacchi contro il «Nuovo fondo per Israele», perché avrebbe appoggiato gruppi israeliani che hanno aiutato l'indagine del giudice Richard Goldstone sui crimini di guerra commessi durante l'offensiva a Gaza nel 2009. Per loro, le testimonianze di israeliani sono un chiaro atto di tradimento della patria, per cui il Fondo andrebbe bandito e la sua presidente incriminata per tradimento.

Il moderato presidente del centro interdisciplinare di Hertzlia si è offeso quando è stato accusato di aver detto che Betselem sono una «quinta colonna» del nemico: Reichman, che si pretende un «liberal», dice che lui li ha solo criticati per la politica dei loro leader, che «appoggiano boicottaggi e chiamano ad azioni che liquiderebbero la maggioranza ebraica del paese attraverso il diritto al ritorno» (dei palestinesi che furono espulsi nel 1948, alla creazione dello stato di Israele, ndt).

Del resto, il ministro degli esteri Avigdor Lieberman vuole introdurre un giuramento di fedeltà allo stato ebraico: i palestinesi israeliani che non lo pronuncino perderebbero la cittadinanza. Diversi nuovo strumenti legali puntano a vietare il diritto alla memoria dei cittadini arabi di Israele: così la Naqba, il disastro del 1948, non deve far parte dei programmi scolastici. nel parlamento israeliano la destra cerca di limitare i deputati arabi, e penalizzarli ad esempio per il loro incontro con il leader libico Gheddafi.

Im Tirzu e i suoi alleati hanno chiarito qual'è il loro terreno di battaglia: definire i sionisti e fare pulizia degli anti-sionisti. Tutti coloro che non accettano la demagogia paranoica della destra sono anti-sionisti. Lieberman e il suo partito propongono nuove misure per impedire ai deputati arabi il libero esercizio delle loro funzioni. Insieme, tentano quotidianamente di delegittimare ogni focolaio di resistenza al'ideologia antidemocratica dominante.

Tra questi andranno di sicuro incluse le decine di docenti dell'università ebraica di gerusalemme che ieri hanno sfilato insieme ai palestinesi di Gerusalemme est, in protesta contro l'espulsione della popolazione palestinese dalla città. Due giorni fa, all'università di Tel Aviv c'è stata una conferenza per discutere della Naqba e del diritto al ritorno, patrocinata da studenti del partito comunista e alcuni docenti democratici - tra gli appelli a «impedire l'incontro antisemita».

Intellettuali e universitari sono un obiettivo, perché rappresentano uno dei gruppi di opposizione più rilevanti - non per numeri ma perché sono tra i pochi che critichino i dogmi sacri di una società in crisi, in questi tempi in cui la paranoia razzista è diventata uno dei tratti dominanti di un sistema politico sciovinista, sempre più repressivo e guerrafondaio.

Fonte: http://www.ilmanifesto.it/

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