12 agosto 2010

Il nuovo Concetto Strategico della NATO

La NATO sviluppa un nuovo Concetto Strategico una volta ogni dieci anni, come un bimbo che abbandona i suoi vestiti vecchi e necessita di acquistarne di nuovi. Il grande paradosso di questi cambiamenti regolari è il fatto che l’originale “zona di ostilità” della NATO negli ultimi 20 anni si è ristretta geograficamente, mentre la sua zona di attività ha continuato ad espandersi. Infatti, tutti i Concetti NATO del passato fornivano semplicemente una formale motivazione per ciò che si doveva fare comunque nel corso di pochi anni, anche se questo superava i compiti ufficiali della NATO.
Tutto ciò costituisce veramente un superamento del limite. A volte le alleanze militari devono adattarsi a tempi mutevoli in un modo che i loro fondatori non avrebbero potuto prevedere. Comunque, è necessario sapere distinguere tra una singola deviazione dalla missione originaria ed una politica di costante espansione della propria autorità.
La NATO corrisponde certamente al secondo caso. I “saggi” guidati dall’ex Segretario di Stato Madeleine Albright hanno recentemente reso note le loro indicazioni per gli obiettivi strategici della NATO nel prossimo decennio. Il documento dovrà essere sottoposto ai 28 governi membri ed approvato al vertice di Lisbona che si terrà a Novembre. Il Concetto Strategico 2010 sostituirà quello del 1999.
Il documento, intitolato “NATO 2020: Sicurezza assicurata: Impegno dinamico”, raccomanda appunto un impegno dinamico della NATO con i Paesi e le organizzazioni poste oltre la regione Euro-atlantica, ovvero ciò che è effettivamente avvenuto negli ultimi 20 anni. Esiste anche la proposta di includere le forze della NATO in una più ampia struttura militare delle Nazioni Unite, che permetterebbe alla NATO di condurre operazioni in ogni parte del mondo, eventualmente in cooperazione con altri Stati (Russia, Cina). Ma ogni possibile intesa sarà chiaramente sbilanciata verso la leadership NATO.
È stato fatto osservare che le raccomandazioni della Albright avrebbero cambiato la rotta della NATO da quando la sua squadra, composta da dozzine di esperti del mondo militare e civile dei settori pubblici e privati, ha iniziato il proprio lavoro l’estate scorsa. L’unico interrogativo era in che misura la trasformazione della NATO in una organizzazione politico-militare globale sarebbe stata (a dispetto del suo Trattato fondativo) istituzionalizzata. La risposta, adesso lo sappiamo, è: in gran parte. 
Nell’ultimo decennio, gli Europei hanno finito per vedere la NATO come un anacronismo bisognoso di modernizzazione. Fino ad ora nessuno ha seriamente proposto di smantellare tale alleanza, ad eccezione, forse, di alcune teste calde rivoluzionarie sinistrorse. La NATO è così profondamente legata all’economia dell’Europa che sradicarla comporterebbe inevitabilmente conseguenze sociali ed economiche, ad esempio un aumento della disoccupazione. Neppure la Russia avanzerebbe (allo stato attuale) una richiesta così assurda. Ma esiste una differenza enorme tra il non opporsi attivamente alla NATO e sostenerne la sua globalizzazione.
Documenti quali quello della Albright solitamente non prescrivono mutamenti fondamentali, essendo compilati da diplomatici in pensione, esperti militari, politici, accademici, consulenti ed altre intelligenze. Fin dal 1951, l’alleanza ha sempre guardato alle sue menti più brillanti per risolvere i problemi che la diplomazia convenzionale non riusciva ad affrontare.
La NATO ha provato a giustificare la propria esistenza in un mondo drammaticamente mutato negli ultimi 20 anni. Con la disintegrazione del Patto di Varsavia, al tempo stesso oppositore e ragione di esistenza della NATO, gran parte dei membri del Patto di Varsavia sono entrati a far parte della NATO. Ora, senza la sua controparte comunista, la NATO sta trovando difficoltà a trovare una motivazione politica per l’esistenza della sua colossale macchina da guerra. La Russia è rimasta di certo una minaccia per l’Europa durante le turbolenze degli anni Novanta, ma una minaccia che ha richiesto al massimo una forza internazionale di polizia. La NATO non poteva accettare un tale stato di declassamento.
Pertanto, al gruppo della Albright è stato assegnato il difficile compito di creare una nuova motivazione politica e ideologica per l’esistenza della NATO. Il nuovo Concetto della NATO dovrà essere una sorta di sigillo di approvazione per il 21° secolo, dimostrando che l’alleanza è fondamentale per il quadro della sicurezza globale.
Ecco perché il documento contiene disposizioni in materia di espansione dei ruoli politici e militari della NATO, ma anche limiti della sua attività, metodi e mezzi, in aggiunta ad altre funzioni completamente nuove. Nell’ambito del nuovo Concetto, gli obiettivi principali della NATO sarebbero quelli di migliorare il regime globale di non proliferazione, il taglio degli arsenali nucleari, la lotta al terrorismo, la costruzione di uno scudo di difesa missilistica in Europa, combattendo infine la pirateria marittima ed i cyber-attacchi. Altri obiettivi includono l’impegno a garantire la sicurezza energetica, la prevenzione del riscaldamento globale terrestre e la protezione delle fonti d’acqua ed altre risorse naturali. Questi non suonano esattamente come gli obiettivi di una alleanza militare.
Il Concetto propone anche di istituire un dipartimento NATO presso l’ONU. Inoltre, la NATO si assumerebbe la responsabilità di fornire un supporto militare alle operazioni civili delle Nazioni Unite.
Il Concetto comprende inoltre un intero capitolo sulla Russia. Non ci sono molti dati inerenti delle idee nuove, ad eccezione di un invito a rafforzare la cooperazione nell’ambito del Consiglio NATO – Russia, il quale è ritenuto insufficiente. La Russia non è più vista come un nemico ma, allo stesso tempo, la NATO non vuole un partenariato con la Russia per non limitare la propria capacità di proteggere i suoi membri.
L’unica vera idea nuova è una cattiva notizia per Ucraina e Georgia – o forse solo per la Georgia, dato che il nuovo governo ucraino è improbabile che voglia più inseguire l’adesione alla NATO. Una delle clausole contiene una frase curiosa, che potrebbe essere interpretata in vari modi, nessuno dei quali molto positivo per i potenziali membri. “Inoltre, gli sforzi diplomatici della NATO verso la Russia, l’Ucraina, la Georgia, i Paesi del Caucaso ed altri Stati non membri, dimostrano che le nazioni non devono necessariamente far parte dell’Alleanza per lavorare con la NATO a progetti benefici per tutti”.
Ufficialmente, il Concetto ribadisce che la NATO è un’alleanza volontaria con una politica della “porta aperta”.
È estremamente allettante avventurarsi in quella “porta aperta” per sfidare la nuova politica della NATO. Se la sicurezza globale fosse stata un interesse primario della NATO, allora tutti i problemi che affliggono le relazioni NATO – Russia potevano essere risolti in un attimo. Tutto ciò che Mosca dovrebbe fare è la preparazione dei documenti per l’adesione. I nostri problemi e preoccupazioni nazionali sarebbero trasformati in problemi e preoccupazioni condivise. Nikita Khrushchev, scherzando, aveva già suggerito tutto ciò nel 1954. Egli aveva quasi presentato domanda (senza quasi, si veda qui – ndr). Perché non riprovare?
Di Andrej Fedjašin, per RIA Novosti.

Traduzione di L. Bionda
[grassetti nostri]

Fonte: http://byebyeunclesam.wordpress.com

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