5 agosto 2010

La cinesizzazione dell'Italia continua

Marchionne, pensando di uscire da federmeccanica e disdire il contratto di lavoro che lega FIAT ai propri dipendenti, sta attuando una svolta storica per la  “cinesizzazione dell’Italia” seguito a ruota da tutte le altre società, Telecom non è un caso che stia seguendo la stessa logica.

Ci riesca o meno, con la globalizzazione il lavoro come merce ha già cambiato il proprio volto mettendo da parte le lotte sindacali e i diritti dei lavoratori per contrattare tutto e portare la cina in quello che fu il bel paese.

Un fatto che la politica ed i sindacati ancora non riescono a comprendere è che il mondo oramai ha già cambiato faccia e i prossimi anni tracceranno un solco definitivo per quello che oggi non è e non sarà più.

Sarebbe più opportuno chiedersi perché e lavorare sul significato stesso di profitto e lavoro, su come mai in nome del profitto e della libertà imprenditoriale si siano progressivamente calpestati diritti minimi dell’essere umano e del ben-essere. Come mai la tecnologia sia stata messa al servizio sempre del profitto e mai dell’essere umano. Ovviamente non tutti hanno la capacità di riflettere su questi argomenti e chiederlo a Bersani, Berlusconi o di Pietro e Casini sarebbe pretendere troppo dalla loro intelligenza.

La questione cruciale però è che se non iniziamo velocemente a ripensare l’economia e con essa il lavoro i consumi, il PIL ecc. ci ritroveremo di fronte a delle emergenze sociali mai viste.

È l’ora che gli uomini e le donne di buona volontà inizino anche a ricolmare gli spazi della politica, dell’economia, dei rapporti sociali, dell’integrazione fra popoli a iniziare dagli enti locali e poi su su fino a piazza Colonna a Roma, spazi oggi tutti in mano ai nuovi barbari.
Tempus fugit ….

Fonte: http://www.centrofondi.it/

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