24 agosto 2010

La Del Ponte alla sbarra

Il Tribunale Penale Internazionale mette sotto inchiesta i metodi dell'ex procuratore capo

Conoscendone il carattere collerico è facile immaginare cosa avrà sibilato Carla Del Ponte quando è venuta a sapere che una commissione indipendente indagherà sui metodi utilizzati da lei e dai suoi più stretti collaboratori nel periodo 1999-2007, quando era il procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia (Tpi).


Lo ha reso noto Christian Chartier, portavoce del Tpi, in una nota diffusa oggi, 19 agosto 2010. In particolare al vaglio degli incaricati, che secondo le prime indiscrezioni verranno scelti tra i ranghi della magistratura francese, ci sarà il processo contro Vojslav Seselj. Quest'ultimo, leader nazionalista serbo e fondatore del Partito Radicale Serbo (Srs), si costituì al Tpi nella sede dell'Aja, in Olanda, nel febbraio 2003, ricercato per crimini contro l'umanità e crimini di guerra, per le persecuzioni ai danni di civili bosniaci e croati durante il conflitto nella ex-Jugoslavia negli anni Novanta. Il suo procedimento iniziò nel novembre 2007, ma da oggi è gravato di pesanti sospetti sul rispetto dei diritti dei testimoni.
''Privazione del sonno durante gli interrogatori, pressioni psicologiche, ricatti, minacce e tentativi di acquisire testimonianze favorevoli alle tesi dell'accusa attraverso il pagamento di somme di denaro''. Questo l'elenco fornito da Chartier oggi, nel rendere noto la decisione del giudice Jean-Claude Antonetti, presidente della corte per il caso Seselj. Oltre alla Del Ponte, che dopo la fine del suo mandato all'Aja ha ricevuto l'incarico di ambasciatrice della sua Svizzera in Argentina, sono indagati i suoi più stretti collaboratori: Hildegard Urtz-Retzlaff e Daniel Saxon. ''Alcuni testimoni hanno denunciato intimidazioni e pressioni'', ha scritto Chartier, ''il Tpi non può ignorare accuse così gravi e s'impegna a dare una risposta chiara e indipendente nel minor tempo possibile''.

Una grana spinosa per il Tpi e per la Del Ponte, nota per le sue dure prese di posizione sulla scarsa collaborazione dei governi durante il suo mandato. Il magistrato svizzero, che prima del Tpi era già famosa per le sue inchieste sulla mafia e la finanza criminale, in un libro di memorie intitolato  La Caccia, pubblicato nel 2008, lanciava gravi accuse a le più importanti istituzioni mondiali, dall'Onu stessa al governo degli Stati Uniti, le quali a suo dire avevano boicottato il suo lavoro di procuratore. Non le mancano certo i nemici, ma è tutto il Tpi che vive un periodo di forte tensione.


In molti, infatti, lo ritengono un carrozzone costoso che non ha mai saputo fornire i risultati sperati. Il più celebre inquisito, l'ex presidente serbo Slobodan Milosevic, è deceduto nella cella del carcere di Sheveningen (dove si trovano tutti i detenuti del Tpi) in circostanze mai ben chiarite. Nei giorni scorsi, inoltre, è stata invalidata l'assoluzione di Ramush Haradinaj, comandante militare dei miliziani albanesi dell'Uck durante la guerra del Kosovo nel 1999 e poi premier kosovaro. Nei giorni scorsi, dopo l'assoluzione dell'aprile 2008, Haradinaj è tornato alla sbarra perché i giudici hanno ritenuto che molti testimoni dell'epoca siano stati uccisi o intimiditi.

Anche rispetto allo staff del Tpi si era creato un certo imbarazzo per il caso di Florence Hartmann, giornalista e scrittrice francese, corrispondente del quotidiano francese Le Monde dai Balcani durante i conflitti degli anni Novanta. Da ottobre 2000 a ottobre 2006 fu portavoce e consulente per i Balcani di Carla Del Ponte. Il 14 settembre 2009 è stata condannata a pagare una multa di settemila euro per aver utilizzato in un libro documenti confidenziali dei quali era venuta a conoscenza durante il suo lavoro all'Aja. Florence Hartmann ha presentato appello, in una corte che appare sempre più sotto accusa.

Christian Elia

Fonte: http://it.peacereporter.net/

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