11 luglio 2010

Cuba, esistono i prigionieri politici?

Dissidenti, mercenari o semplici delinquenti. E' arrivato il momento di fare chiarezza su Cuba.

Liberi. Indipendentemente che siano spie americane, mercenari o delinquenti comuni. Molti di quelli che vengono considerati prigionieri politici (lo sono? Non lo sono? Difficile ancora oggi da dire) a Cuba verranno liberati.
I primi cinque lasceranno le patrie galere nelle prossime ore. Per tutti gli altri ci vorranno ancora alcune settimane. Al massimo qualche mese. Sarà la Spagna, da sempre molto vicina sia culturalmente che economicamente all'Havana a ospitare i primi cinque detenuti rilasciati da Castro.Arrivati a questo punto serve chiarezza. Del gruppo dei 75 arrestati nel 2003, in quella che viene ricordata come la "primavera nera" di sicuro c'è qualche referente della Cia e forse anche di qualche altro servizio segreto.
"Per prima cosa dobbiamo dire che a Cuba non ci sono prigionieri politici" ha detto al telefono con PeaceReporter pochi giorni fa una giornalista del Granma, l'organo ufficiale del Partito Comunista Cubano. E non è la sola che sottolinea questo aspetto fondamentale per capire le vicende cubane. Anche Franco Calandri, uno dei massimi rappresentanti dell'Associazione di Amicizia Italia-Cuba è della stessa opinione. "Tanto per cominciare - racconta Calandri - il termine "politico" che segue la parola prigionieri, spesso è stato appioppato dalla stampa italiana e internazionale, per accentuare l'attenzione su questi detenuti. Le persone in questione, quelli di cui tanto si parla in questi giorni, hanno lavorato, anche con buoni riconoscimenti economici, per l'ambasciata statunitense all'Havana per favorire i piani di sovversione contro Cuba. E da anni dico sempre una cosa: a chi contesta che ciò sia vero perché non pubblica le prove che il 9 aprile 2009 il minitero degli Esteri cubano portò a conoscenza dell'opinione pubblica internazionale (c'erano 52 giornalisti da ogni angolo del pianeta in quell'occasione ndr) su quale era il lavoro di questi cosiddetti prigionieri politici. Perché nessuno ne ha mai scritto? Per questo poi si creano false informazioni" dice Calandri.

"Insomma, quello che voglio dire è che anche in Italia se un giornalista si mette a disposizione di un'ambasciata straniera per sovvertire l'ordine delle cose italiano, beh credo che codice penale alla mano questo soggetto non possa far altro che finire all'interno di una galera italiana, giusto? Non capisco perché con Cuba si usano sempre due pesi e due misure" conclude Calandri. "Ovvio, che ormai la questione è questa. Poi, la pressione europea e quella di altri paesi a livello internazionale spingano su questo passo. Dunque, tutti ormai pensano a dissidenti e detenuti politici. Bisognerebbe andare più a fondo alle cose. A Cuba, e questo è importante, queste persone sono chiamate prigionieri e non prigionieri politici", dice il rappresentante dell'Associazione d'amicizia Italia Cuba. "Concludo dicendo che se tutti avessero letto le motivazioni d'arresto relative a ognuna delle persone del gruppo dei 75, oggi non staremo a discutere di queste cose perché se uno ha la possibilità di leggere e informarsi, sarà in grado in piena autonomia di pensare se definire queste persone detenuti politici o mercenari" dice Calandri. Fatto sta che dopo la visita lampo di Moratinos, questi presunti prigionieri politici potranno uscire dalle carceri. Pochi minuti dopo il termine dell'incontro fra il ministro spagnolo, l'arcivescovo dell'Havana, Jaime Ortga e autorità cubane, infatti, le dichiarazioni non hanno lasciato molte interpretazioni. "Con questa sua visita Moratinos viene ribadita la speranza che avevamo già annunciato precedentemente circa la questione dei prigionieri" ha riferito l'arcivescovo Ortega.
Lo stesso ministro spagnolo si dice molto soddisfatto. "E' un giorno che non potrò dimenticare".
Ma è dalla bocca del prelato cubano che arrivano le conferme. "Le persone che verranno liberate andranno all'estero. Questo ci è stato riferito. Questa è la proposta fatta dal governo cubano". Ora aspetteremo l'evolversi della situazione. E di sicuro ci saranno delle sorprese.

Alessandro Grandi

Fonte: http://it.peacereporter.net

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