Annunciato da due anni, il trasferimento dei dirigenti iracheni arrestati, o che si sono arresi sotto condizione dopo l’occupazione del paese nell’aprile 2003, è iniziato qualche giorno fa a Baghdad. Cinquantacinque tra essi – tra cui il vice primo ministro Tarek Aziz e Abed Hmoud, segretario del presidente Saddam Hussein – sono attualmente detenuti nella prigione di Kazimiyya, centro di tortura controllato dal ministero iracheno della giustizia e dalle milizie pro-iraniane.
Badie Aref, avvocato iracheno di Tark Aziz e di altri prigionieri di guerra, ha ricordato che questo atto costituisce « una violazione della carta della Croce Rossa che vieta che un prigioniero sia estradato verso suoi nemici ». Ha aggiunto che la vita di Tarek Aziz era « ormai in pericolo, poiché tra le mani dei suoi nemici i quali avrebbero potuto infliggergli la pena di morte per liberarsi di lui » [1]. Ma il suo appello è rimasto lettera morta, così come le richieste per la sua liberazione in ragione della sua salute [2].
L’avvocato Jacques Vergès, incaricato di assicurare la difesa di Tarek Aziz all’estero, ha scritto a riguardo ai cinque capi di Stato membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Ha ricevuto risposte dall’ambasciatore della Russia, dal suo omologo della Gran Bretagna e dal consigliere diplomatico di Jacques Chirac [3]. Gli Stati Uniti ed il regime di Baghdad hanno rifiutato di rilasciargli un visto col quale recarsi in Iraq per incontrare il suo cliente, mentre si sono accordati col giudice Philippe Courroye per interrogare Tarek Aziz nell’ambito dell’affare « Petrolio in cambio di cibo ».
In un comunicato, la Commissione Libertà e Giustizia [4] riunita a Parigi nel maggio 2008, dichiarava che il trasferimento delle autorità imprigionate era « contrario allo spirito e a quanto scritto nelle Convenzioni di Ginevra del 1949 relative al trattamento dei prigionieri di guerra » e suggeriva che gli Stati Uniti « li consegnassero ad una potenza neutrale ».
Più di 1600 resistenti sono attualmente detenuti a Camp Cropper, nell’indifferenza dell’opinione pubblica mondiale, sotto-informata [5]. Altri marciscono nelle prigioni segrete della CIA, del regime di Baghdad o dei servizi segreti curdi. La Commissione Libertà e Giustizia concludeva così il suo comunicato: « La decisione di consegnare i prigionieri di guerra iracheni alle milizie pro-iraniane che si dividono il potere a Baghdad è non solo illegale, ma criminale e vergognosa, poiché significa abbandonarli - con cognizione di causa - alla tortura e al boia».
Traduzione a cura di Matteo Sardini
1. Nel marzo 2009, Tarek Aziz è stato condannato a 15 anni di prigione per « crimini contro l’umanità », senza alcuna prova, a seguito del processo detto dei commercianti. I processi a ripetizione contro l’ex vice primo ministro iracheno avevano come obiettivo impedire la sua liberazione.
2. Bollettino sulla salute di Tarek Aziz (Clinica di Camp Cropper – 26/01/10): http://www.france-irak-actualite.com/article-tarek-aziz-etat-de-sante-45332733.html
3. Vedere: La défense pour dénoncer – intervista di Jacques Vergès per il Quotidien d’Oran (16/2/06): http://www.globalresearch.ca/index.php?context=viewArticle&code=DEC20090210&articleId=1991
4. La Commissione Libertà e Giustizia si riunisce periodicamente. È composta da personalità e da militanti iracheni, arabi e francesi che tentano di sensibilizzare l’opinione sulla situazione in Iraq
5. Vedere: « Tarek Aziz…connais pas! », http://www.france-irak-actualite.com/pages/Tarek_Aziz_connais_pas_Bakchichinfo_20508-1982322.html
« Tarek Aziz, l’homme qui en sait trop », http://www.france-irak-actualite.com/pages/tarek-aziz-l-homme-qui-en-sait-trop-juin-2008--1982315.html
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