di Alfredo Musto
E’ una partita di quelle importanti. E una partita nell’ancora lunga stagione del Governo.
E’ quella delle nomine dei vertici di Authority e imprese pubbliche (per quel che rimane di pubblico). Praticamente sono in gioco centinaia d posti, se si considerano annessi e connessi tra enti e imprese, authority, fondazioni, società e consorzi controllati dagli enti locali e relative partecipazioni e filiazioni.
Si tratta di una miniera da spartirsi tra gruppi e personaggi per l’elaborazione delle prossime strategie in settori chiave dell’economia nazionale. Ciò costituisce un indicatore molto valido della cifra dei legami tra politica e sfera economico-finanziaria.
C’è tutto un intricato snodo di contatti e giri di valzer, di scomposizione e ricomposizione di equilibri che attengono ai rapporti di controllo, influenza e dominio tra soggetti di potere pubblici e privati. E’ chiaro, dunque, che questa è una delicata e lunga fase di scelta per la coalizione di governo nonché un banco di prova per valutarne ancora la consistenza e l’effettiva capacità decisionale, già provata da una logorante contesa su più fronti.
Le scadenze degli incarichi sono 2010-11, le nuove nomine avranno tempi poco definiti e dovranno conciliarsi con le contingenze politiche. Proprio quest’ultime, però, almeno sino ad ora, danno il senso di una precarietà del governo che lascia intravedere una debole capacità per una politica assertiva.
Una posizione di forza, e non di incertezza, di una compagine che dovrebbe durare fino al 2013 sarà fattore rilevante per pesare nell’assegnazione degli incarichi e per trovare convergenza e non debolezza o conflittualità con ambienti finanziari ed industriali.
E’ evidente che un minor controllo o capacità di influenza in quei settori dove il peso del decisore può ancora farsi avvertire (es. Eni, Enel, Finmeccanica), significherebbe esporre il fianco a quell’accolita di gruppi nostrani sub-dominanti con legami antinazionali d’Oltreoceano in stile FIAT e frange confindustriali, artefici di un logorio e di uno “spolpamento” ai danni del Paese.
Sono “quinte colonne antinazionali” con una vasta schiera di ascari politici trasversali, ma in particolar modo negli apparati di sinistra, tale per cui c’è da scommettere che l’azione disposta di questi vari fronti continuerà a destabilizzare, incrociando quella di “certuni” soggetti internazionali che per ragioni politiche ed economiche persevereranno in attacchi di ogni tipo, quanto più il governo non procederà sulla linea di certe “riforme necessarie” e non cederà alle pressioni di chi vuol mozzare braccia e gambe alle industrie (simil-) pubbliche di punta e, quindi, minare le fondamenta del sistema-Italia.
Ci sono a scadenza anche alcune “Authority”, praticamente un prodotto delle logiche di mercato moderne che, sbandierando l’assunto del potere pubblico lontano dai congegni decisionali e quello dell’attenzione alle istanze dei “consumatori” (il nuovo status di cittadinanza), di fatto sono compiacenti centri alla mercè delle lobbies.
Il ventaglio delle nomine, quindi, lungo i 18 mesi che verranno, sarebbero indicativi di una nuova configurazione del potere economico del Paese.
Finora, l’assegnazione dei “posti” ha fatto registrare lo slittamento per la presidenza della Consob e la conferma dell’ad Moretti alle Ferrovie, affianco al quale è stato piazzato Cardia, in carica proprio alla vigilanza borsistica. Per la Cassa depositi e prestiti, il Tesoro ha provveduto ad insediare G.G. Tampini, in uscita dalla Mittel di Bazoli e Zaleski.
Le ulteriori scadenze nel 2010 riguardano le Poste a settembre e l’ Autorità per l’energia a dicembre.
Nel 2011, in aprile toccherà a Terna ed Enel, in maggio a Finmeccanica, in giungo all’Eni, per finire in dicembre con la scottante poltrona di Palazzo Koch.
Un crescendo, quindi, di pedine sensibili da ripartire con accortezza strategica.
E assolutamente strategici rimangono degli incarichi ancora vacanti.
Sono quella del Ministro dello Sviluppo Economico e la relativa Agenzia per la sicurezza nucleare, di recente creazione proprio per attrezzarsi in vista del ritorno al nucleare.
Sarà il Governo a determinare le linee generali di funzionamento del nuovo ente, che godrà dunque di autonomia regolamentare piuttosto risicata.
L’Agenzia, infatti, sarà guidata da un collegio di cinque membri, di cui due saranno nominati dal ministero dello Sviluppo Economico, due dal ministero dell’Ambiente e il presidente sarà scelto direttamente dal capo del Governo.
Si vocifera di un incarico a Maurizio Cumo, Ordinario di Impianti Nucleari al La Sapienza di Roma, socio dell'Accademia Nazionale delle Scienze e presidente del Comitato Scientifico internazionale della Direzione energia nucleare francese.
Pare proprio che si sia deciso di fare sul serio e di lanciare il ritorno del nucleare.
Una sfida, questa, che vede protagonisti settori rilevanti come l’Enel e che poggia su una serie di interessanti e ulteriori accordi esterni, come quelli con francesi e russi.
Una sfida che conferma una politica energetica, con inevitabili riflessi in quella estera, non affatto gradita ad un determinato establishment di poteri e che allontana, su questo piano di considerazioni, fortunatamente il Paese dalle traiettorie anglo-americane.
A coloro che non sono imbottiti di antiberlusconismo cieco, non sarà sfuggito l’insieme delle manovre che da tempo promanano da determinati“centri” interni ed esterni.
Già i vari accordi bilaterali con protagonista l’Eni sono malevolmente attenzionati, per cui non sorprenderebbe affatto che altrettanto possa ripetersi a proposito della partita nucleare.
Ma sarà proprio un caso che il ministro Scajola si sia ritrovato al centro di una vicenda, per lui tra l’altro senza risvolti giudiziari, che lo ha costretto a dimettersi? Proprio lui al vertice del ministero che detiene gli strumenti della partita energetica e in particolare nucleare?
Non dovrebbe spingere a riflessione il fatto che da un filone di indagini con protagonisti abbastanza oscuri sia saltata fuori la vicenda – anche vera – della casa?
Nulla di nuovo, del resto.
Studi di intelligence francesi (come altri) dediti all’analisi delle “guerre economiche” – fattori di primo ordine della geoeconomia – sottolineano l’assoluto ricorso, nella competizione odierna, agli arsenali di attacco alla persona pubblica in una logica di destabilizzazione.
Vecchi strumenti ma aggiornati. Il termine è AIVP, l’Attaque Informationelle Visant une Personnalitè.
Succede negli USA, in Francia, qui, ovunque se ne presenti la necessità.
La questione si pone su un piano (geo)strategico rilevante, cavalcando individuati episodi e aspetti che possano in qualche modo legare le reazioni dell’opinione pubblica, per il tramite dei mezzi di comunicazione, aidesiderata dei poteri ai vertici delle manovre predisposte.
Non è un caso, come già ribadito altre volte, che gli attacchi provenienti in particolare dalla stampa anglo-americana contro Berlusconi avessero – per tutta una serie di ragioni – un chiaro intento destabilizzatore del Paese in generale e di talune scelte operate nella prioritaria sfida energetica, come nel caso del triangolo Roma-Tripoli-Mosca. Altrettanto sta accadendo nei confronti di Finmeccanica.
[Per un generale quadro d’insieme rimando alla lucidissima analisi di glg, ESISTE ANCORA LA POLITICA?, su questo blog].
Le vicende recenti di questo Paese, da Mani Pulite in poi, si alimentano di trame con protagonisti settori e ambienti dello Stato, della magistratura e della politica.
Non può sfuggire che sul terreno della contesa strategica, economica, energetica, sul terreno della sovranità nazionale si presentano le sfide del Paese.
E nel mirino ci sono sempre gli assetti di comando e controllo.
Rimando a questo articolo de “Il Sole 24ore” circa la complessa vicenda delle nomine pubbliche
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-07-04/cardia-draghi-grande-partita-080257.shtml?uuid=AYGyww4B
Fonte: http://conflittiestrategie.splinder.com
10 luglio 2010
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