15 luglio 2010

SI MOLTIPLICANO I SEGNALI

di Giellegi il 13 lug ‘10
1. Si moltiplicano i segnali della confusione in atto e della molteplicità delle soluzioni cercate, e su cui vi è incertezza, in merito alla situazione di stallo di cui ho appena discusso nel precedente post. Tale situazione, come già detto, è quasi ventennale, ma è certo che oggi si è fatta viepiù insostenibile e poco giustificata agli occhi di una popolazione sempre più “disamorata” rispetto al ceto politico e che, d’altronde, non è minimamente in grado di capire i giochi complessi – sia interni che, ancor più, internazionali – in pieno sviluppo nella fase iniziale del multipolarismo e della importanza (non decisiva, per carità, ma nemmeno tanto irrilevante) rivestita dal nostro paese nel caos in atto.
Certuni, non i più superficiali, pensano che lo sbriciolamento della politica italiana dipenda dalla crisi economica (finanziaria in specie) mondiale ancora attiva malgrado il moltiplicarsi delle voci che o fingono o sono erroneamente convinte che si stia per uscirne. C’è solo da ribadire quanto già sostenuto prendendo lo spunto dalle idee di Krugman: questa crisi più o meno strisciante, con momenti di brusca “accensione”, ci accompagnerà a lungo. Se si verificherà o meno un evento tipo ’29 non è decidibile. Nell’insieme l’aspetto è quello della lunga depressione di fine ‘800 provocata, come causa principale, dal declino della centralità inglese e dall’inizio dell’epoca detta dell’imperialismo (conflitto tra potenze in crescita); non è però detto che la storia si ripeta pari pari, ogni fase ha sempre invece particolarità sue proprie.

Tali particolarità si fanno ancor più “singolari” quando si consideri uno specifico paese. Il nostro è specialmente sensibile al bailamme mondiale, vive il disordine che sta vivendo come riflesso del dispiegarsi del conflitto sul piano internazionale. Questa la sostanza, ma contano anche le forme che essa assume di fase in fase. Da quasi vent’anni ci si trova in una situazione sempre al limite della rottura di qualsivoglia equilibrio, in una sorta di “guerra civile” scatenata da forze di “sinistra”, investite di un compito (essere i servi degli Usa con al seguito finanza e industria italiane “fellone”) che non sono affatto in grado di assolvere; perché i mercenari bisogna saperli fare bene, non basta rinnegare a parole il proprio passato fallimentare senza un minimo di autoriflessione profonda sul perché del fallimento.

La causa decisiva del caos risiede quindi, come appena rilevato, nell’odierno iniziale multipolarismo. L’Italia dovrebbe assicurare all’“occidente” (atlantico) una precisa e stabile sponda su due fronti: contro la Russia a est e contro Iran e forze islamiche (ma non si tratta solo di queste) lungo un arco che dal Medioriente arriva fino all’Afghanistan. Per vari motivi, più volte ricordati in altri scritti, non lo garantisce affatto al momento. Certi avventurieri – come quelli che si rappresentano nel giornale Repubblica e che hanno fatto scuola in quanto alleati di vasti settori della GFeID, grande finanza e industria “decotta” ormai appartenente a superate stagioni dell’industrializzazione – hanno cercato in tutti i modi di far fuori Berlusconi e i “suoi”; per vent’anni hanno gridato al “lupo fascista” mentre loro erano sempre gli “antifascisti” voltagabbana del luglio 1943, pronti ancor oggi a tradire gli interessi nazionali a favore degli Usa. Malgrado tutto questo tramestio da subordinati, non sono riusciti ad assolvere il compito che i “padroni” avevano assegnato loro, facilitandoli con il “pentito” Buscetta e la “morbida e occulta” (ma ormai scoperta per chi ha un briciolo di cervello) guida dell’operazione “mani pulite”.

Niente da fare: l’incapacità, l’avventurismo, l’essersi serviti di squallidi personaggi del Pci, hanno impedito il successo. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati i tentativi, anche con il gossip e le puttane, con scandali immobiliari (alcuni veri ma gonfiati ad arte), con i due pesi e due misure di una magistratura sfacciata oltre ogni limite di sopportabilità. Ancora nulla da fare. L’ultima speranza è Fini; magari con l’aggiunta di “alte cariche dello Stato” in grado di favorire giochi e giochetti, che invece non favoriscono perché sono troppo scoperti. L’ingenua e goffa mossa di alcuni parlamentari del Pd (fra cui magistrati o ex tali) di far passare un emendamento al lodo Alfano – tale da mettere al riparo da ogni rischio di, …. diciamo pure impeachment, il vertice dello Stato – è andata a farsi benedire. L’unico punto a favore dei “complottatori” è l’incapacità, anch’essa ventennale, della risposta cosiddetta “di destra” all’attacco di “mani pulite” e delle truppe che sono arrivate in seguito a quell’operazione. Tale supposta “destra” non è riuscita a creare un ceto politico di qualche capacità e compattezza d’opinioni (per la verità, nemmeno lo ha tentato). Sono state compiute “fughe in avanti” (tipo la fondazione del Pdl), ma senza significativo intento unificante; probabilmente nemmeno la Dc (che aveva tutt’altra tradizione alle spalle e non soltanto un “capo carismatico”) era divisa in così tante correnti, diciamo meglio “gruppi di intrallazzo”, quante ne ha questo partito inventato.

Non basta però nemmeno questo handicap della “destra” per una finta “sinistra” che ha ormai finito la propria storia, dotata di dirigenti che sollecitano tenerezza per la loro inettitudine (e falsa bonarietà), fastidio per la loro arroganza, disgusto per il loro servilismo e le oscure manovre di appoggio (ben foraggiato) alla politica statunitense, che vuol distruggere quelle poche punte avanzate, non solo economiche ma strategiche, in nostro possesso. Purtroppo, non si tratta semplicemente dei dirigenti. Basta andare in facebook (non solo qui, sia chiaro) per trovare la “base” (e anche molti giovani) della “sinistra”, perfino di quella ridicolmente detta “estrema o radicale”. Non capiscono alcunché di politica; passano dall’Onda (ormai placatasi non so nemmeno bene su quali spiagge) alla lotta di Bagnoli ai “terremotati” aquilani; tutte cose almeno in parte giuste ma che – enfatizzate come sono state e sono – dimostrano l’incomprensione totale della congiuntura in cui ci troviamo. Adesso siamo alla scoperta di una nuova P, la tre; vera o falsa che sia, siamo proprio allo spappolamento cerebrale, ecc. Da restare allibiti di fronte a questo sciorinamento di incapacità di pensare, di agitazione scomposta e favorevole solo a chi intende pescare nel torbido, arrecando guasti irreparabili alla nostra società.

Molto prima che nascesse il blog sostenevo che ormai la sinistra era il cancro di questo paese. Non avendo nemmeno una sola idea politica (a parte l’appoggio del ’99 alla guerra americana nei Balcani), essa ha tentato di vivere sull’antiberlusconismo. Ho predicato, ma senza alcun organo di informazione a disposizione, che si trattava di una malattia grave, in grado di distruggere il cervello molto meglio dell’Alzheimer. Adesso siamo al dunque: è proprio la “base”, compresi i giovanetti, che fa più impressione. I dirigenti – ormai a pieno titolo pure gli “spompati” di Rifondazione, del Pdci, dei fu verdi, ecc. – sono puri opportunisti, piccoli mascalzoni che hanno tentato quello che potevano di fronte al “crollo del muro”. Si sono salvati vendendosi e legandosi mani e piedi a Usa e GFeID. Ma la “base”? In pieno rammollimento cerebrale, una massa di ebeti da rimanere a bocca aperta. Eppure forse non lo sono in “senso tecnico”. Forse nei loro lavoretti (in gran parte svolti però in quella “mangiatoia” del “pubblico”), nei loro studi, ecc. ci mettono qualche atomo di materia grigia. In politica, nulla di nulla. Non capiscono un accidenti, salvo vagolare nel più insensato e decerebrato dei movimentismi; e per obiettivi falsi, creati ad arte per supplire alla totale incapacità di afferrare in quale situazione siamo, quali sommovimenti di fondo si avvertono (ma certo ancora da comprendere appieno come sempre avviene nelle fasi iniziali di una nuova epoca storica).

Ormai diamoli per persi, inutile insistere ancora. Mi sembra di notare che comincino malgrado tutto, ma da lidi ben diversi da questo “sinistrismo” d’accatto, a formarsi nuove schiere; minime eppur intelligenti. A queste rivolgiamoci d’ora in poi; gli altri teniamoli d’occhio, non certo nella speranza di recuperarli, solo per denunciare il loro encefalogramma piatto, non potendo al momento fare null’altro di più “incisivo” (termine con cui chiudevo il precedente post; a buon intenditor…..).



2. Gli ultimi, “piccoli”, avvenimenti hanno un loro significato. Si accentua l’ondata di fango che la magistratura (sempre la stessa di “mani pulite”, sempre guidata da “quelli di allora”) e certi giornali – dei più avventurieri fra i componenti della GFeID – gettano sul centrodestra governativo (non su Fini & C.), tutto intorno a Berlusconi, visto che con il gran daffare datosi finora non sono riusciti a scalzarlo. Tuttavia, esce sul Corsera l’intervista ad Obama in cui si parla singolarmente bene del premier italiano. E’ ovvio che il presidente americano dice quel che non pensa e pensa quel che non dice. Questo è quanto avviene però normalmente in politica; quel che si dice, pur se non lo si pensa, è sempre di grande importanza, è un segnale di “qualcosa”. Poi arriva la cena a casa di Vespa (alla quale, è ormai accertato malgrado le bugie di alcuni finiani, non era stato invitato il presidente della Camera). Vi sono state alcune presenze di notevolissima rilevanza. Lasciamo pur perdere Geronzi (che ha comunque la sua importanza, eccome!). Impressiona invece la presenza del card. Bertone (di più rappresentativo della Chiesa è difficile immaginarne) e Draghi, in quanto garante della ufficiosa (ma quasi ufficiale) presenza americana.

Tutti hanno dato evidenza all’incontro tra il premier e Casini per il possibile ricambio di alleanze. Le interpretazioni qui si sprecano. Chi sostiene che la Lega non intende ragioni sull’entrata al governo dell’Udc, chi afferma al contrario che l’opposizione di Bossi sarà superata con opportuni accordi, tenuto conto che perfino tale partito – l’unico esistente con un minimo di consistenza – si sta dividendo in cordate fra loro antitetiche, ecc. Difficile dire chi ha ragione; anche se alcune dichiarazioni di queste ore di Bossi sembrano dar ragione alla tesi dell’opposizione tattica e temporanea. La questione fondamentale risiede però proprio in ciò su cui i media, di entrambi gli schieramenti, parlano poco; e quando ne parlano, come Festa (una volta ottimo commentatore, critico dei “poteri forti”, oggi ambiguo alla guisa di tutti gli altri), dicono ovvietà e sfiorano problemi rilevanti, trattandoli come minori. Si dice che il cavaliere appoggerà il nostro Governatore della Banca d’Italia per il passaggio a quella europea; questo in vista dell’inevitabile riappacificazione tra Usa e Germania fra cui, agli ultimi G8 e 20, si sono manifestate frizioni.

Con l’aggravarsi, sicuramente con il prolungarsi, della crisi vedremo fin quando e come gli interessi tedeschi e statunitensi saranno in contrasto o invece torneranno ad allearsi più strettamente. Fare previsioni in merito mi sembra al momento alquanto azzardato. Molto preciso sarebbe invece il segnale di una nomina di Draghi alla BCE. Con un simile posto occupato dal sicuro “emissario” degli Usa, questi ultimi rafforzerebbero la presa sugli organismi UE, già oggi ben schierati: si veda il loro atteggiamento favorevole al Nabucco e contro il Southstream, e i continui tentativi di indebolire la nostra Eni per renderla più docile ai richiami del “padrone”. Se Berlusconi si impegnasse veramente per Draghi – d’altra parte se ha accettato un incontro a quel livello con la presenza del “garante per gli Usa”, qualcosa questo significherà – sarebbe un ulteriore segnale del mutamento avvenuto dopo aver ricevuto in faccia il modellino del Duomo milanese. C’è stato il viaggio in Israele, ci sono state preoccupanti dichiarazioni di Scaroni che hanno messo in allarme la Gazprom (e quindi, ne sono convinto, anche l’“amico” Putin); ecc. ecc.

Se me lo permettete, mi lancerò in una serie di supposizioni; non sicure, forse illazioni, tuttavia meno irrealistiche di certe ricostruzioni giornalistiche, che peccano per evidenti omissioni di sicura malafede. Tengo a ricordare che, pur se con peculiarità proprie, quanto accade in Italia è provocato dall’evolversi dello scontro di portata mondiale, che avviene però ancora in modo relativamente morbido, con continui infingimenti e sorrisi che nascondono le smorfie di rabbia e inimicizia tra le potenze e subpotenze che pullulano in una fase di rinascente multipolarismo. In questi scontri larvati e avvolti spesso nel velluto, vi sono i centri predominanti e i subdominanti (appartenenti alla sfera d’influenza dei primi), che tuttavia, talvolta, cercano di approfittare in proprio delle frizioni tra i suddetti centri.

L’Italia è sicuramente un paese i cui gruppi dominanti sono subdominanti sul piano internazionale. Lo sono tutti, ma con differenze da non sottovalutare. Quelli che si sono fatti, almeno sinora, rappresentare dalla “sinistra” – il cui nucleo è costituito dai più volte indicati ex del piciismo, da coloro che si sono salvati dal “crollo del muro” svendendosi senza ritegno – sono i più parassiti, sempre vissuti di sostegno statale, pronti al tradimento degli interessi nazionali (perfino in guerra), i più ignobili insomma. Inutile, spero, fare i loro nomi. Essi si sono scoperti in modo particolare, nel loro farsi rappresentare dalla gentaglia di “sinistra”, quando si sono pavoneggiati alle primarie per Prodi e quando, con un editoriale di Mieli sul Corsera nel 2006, si sono spesi per la vittoria elettorale della “sinistra”. Di fronte al suo successo di misura, allo spampanamento del Governo Prodi, hanno fatto ritirata “sotto coperta” e hanno ripreso a tramare ma con duplice “cambio di marcia”, soprattutto in seguito alla nuova vittoria elettorale di Berlusconi e all’elezione di Obama con il corrispondente mutamento tattico degli Usa (anche nei confronti di Israele, come loro “alleato”/sicario di notevole rilievo).

Si è accentuato innanzitutto il mare di fango gettato prima su Berlusconi e poi sul suo entourage. Ciò risponde ad una tattica seguita da tutti i cosiddetti “poteri forti” (i parassiti di cui sopra), mentre per una parte soltanto d’essi (quelli tradizionalmente denominati “falchi”) si tratta di una strategia da “ultima spiaggia” perché, se falliscono anche questa volta nel tentativo di “buttare giù” l’odiato nemico, hanno definitivamente chiuso; e non solo la partita politica ma, almeno in buona misura, anche quella economica. D’altra parte, coloro che più servono alla nuova tattica seguita dagli americani (e l’intervista di Obama di cui abbiamo parlato è rappresentativa di tale “novità”), cioè le sedicenti “colombe”, usano prudentemente l’altra carta: trattare sotto banco con il premier italiano, nel contempo tenendo in piedi la minaccia del discredito e fango come mezzo di pressione per ottenere di più. Tutto questo sfarina la pur ormai quasi inesistente politica, sbriciola il convivere sociale, ma il “pescare nel torbido” è pratica normale per questa “classe dirigente” che non dirige nulla, che si fa al contrario dirigere da coloro a favore dei quali svende, e ha svenduto in ogni epoca storica, l’interesse nazionale.



3. Oltre al gossip, agli scandali, all’uso della magistratura in una sola (o quasi) direzione, ecc., si sono accentuate le pressioni su Eni, adesso su Finmeccanica – guarda caso, proprio quando tale azienda, prima al lavoro quasi soltanto per gli Usa, ha fatto ampi contratti pure in Russia, Cina e in altri paesi, diversificando i suoi interessi geo-economici – al fine di comprimere e ridurre a ben più miti pretese certi ambienti che, pur tra mille difficoltà, hanno tentato e tentano di sopravvivere al cambio di regime del ’92-’93, provando anzi ad espandersi e rafforzarsi nuovamente. Essi continuano a subire il pesante attacco degli “antifascisti laici” – quelli riunitisi sul panfilo Britannia (si dice che anche in quell’occasione ci fosse Draghi, ma non è certo) con tutto ciò che ne è seguito ed è ormai ben noto – appoggiati dagli ex piciisti di cui si è parlato più volte. Nel contempo, però, questi “antifascisti” sondano le possibilità di costringere Berlusconi ad indebolire i rapporti con i gruppi residuati dalla sconfitta della Dc e del craxismo onde arrivare ad un (dis)onorevole compromesso. Si tratta di mosse apparentemente contraddittorie nel loro correre su un doppio binario: contrastare ogni tentativo di rafforzare un minimo di autonomia italiana nel sistema economico mondiale, giungendo eventualmente, se non si riesce a sostituire l’attuale Governo vista la miseria e l’inconsistenza politica di una “sinistra” indecorosa, all’arrangiamento con il “nemico” berlusconiano.

Ci si ricorderà che il premier, l’anno scorso, andò improvvisamente a Mosca; vi fu anche una videoconferenza con Erdogan. Azzardo (ma veramente l’ha scritto anche qualche giornale italiano) che abbia chiesto qualche “molto particolare” aiuto a Putin proprio perché, come già detto nel precedente articolo, non controlla certo i Servizi e altri apparati di “sicurezza” (quindi insicurezza per lui) italiani. Non sembra aver concluso molto, probabilmente per impossibilità oggettive. In ogni caso, da allora Berlusconi ha assunto un atteggiamento – diciamo così – assai più titubante in merito alla politica estera. Il 9 maggio u.s. ha anche annullato il viaggio a Mosca per i festeggiamenti del 65° della vittoria nella seconda guerra mondiale. Era trattenuto per trattative europee relative agli sviluppi della crisi greca ed è molto probabile che non si tratti di una scusa. In ogni caso, vi è stato sicuramente da un anno (anche meno) a questa parte un discreto revirement per quanto riguarda i rapporti italiani verso “est” e verso “sud” (credo sia chiaro cosa significhino questi punti cardinali, pur nella loro genericità).

Si sta ora galleggiando in un’atmosfera che si potrebbe definire sospesa e rarefatta. Il fallimento della sinistra in questi quasi vent’anni è piuttosto manifesto; non sembra questa volta (a differenza che nell’indirizzare “mani pulite”) aver fatto una grande riuscita nemmeno il “poliziotto” divenuto magistrato. L’idea dell’ammucchiata generale, ivi compresa la “destra” finiana, non credo proprio sia stata abbandonata (soprattutto dai “falchi”, per i quali si tratta appunto dell’“ultima spiaggia”), ma certo – in una situazione di crisi; economica ma ancor più di sbandamento dell’opinione pubblica bombardata dai guastatori e “golpisti della domenica”, tesi al goffo e beota antiberlusconismo tipico del “ceto medio semicolto” di cui spesso ho scritto – incorre in rischi gravissimi di una precipitazione istituzionale non facile da gestire e orientare. Quindi, si sta cercando, tra mille dubbi, contorsioni, prese di posizioni assai differenziate (anche da parte degli stessi personaggi da un giorno all’altro), di addivenire a qualche compromesso che consenta una navigazione non proprio tranquilla, ma almeno un po’ più lontana dagli scogli dove la “nave Italia” può sfasciarsi definitivamente.

Berlusconi sta al gioco, almeno così sembra; soprattutto se sarà reale il suo appoggio a Draghi per la BCE in quanto sicura garanzia per gli Usa e probabile minor contentezza dei tedeschi. Bisogna vedere quanto questi ultimi siano disposti a impegnarsi per riconquistare una più dignitosa autonomia di cui, dal 1945 in poi, non hanno più goduto. E per riconquistarla non vi è dubbio che dovrebbero riprendere la “ostpolitik” dei tempi di Brandt e Schimdt, ma senza la timidezza di allora dovuta alla presenza dell’Urss considerata un paese “comunista”. Quanto a Berlusconi, se la giocherà con gli ambienti residuati dell’epoca del passato regime finito circa vent’anni fa. In genere, si considerano Eni, Finmeccanica, ecc. come entità unitarie e omogenee; qualcuno le pensa come resti dell’epoca di un settore “pubblico” comunque migliore del “privato”. Si è sempre trattato di imprese di punta; questo il loro carattere essenziale, strategico. Il fatto che fossero più “sensibili” ai venti provenienti dalla sfera politica rispetto alle imprese di proprietà “privata” è molto meno importante; tanto più che ad es. un Mattei certamente emetteva comandi verso la sfera politica (con cospicui finanziamenti a tutti i partiti) molto più che non ne ricevesse.

Non facciamo del resto un “santino” nemmeno del creatore dell’Eni che, solo negli ultimi anni della sua presidenza e vita, divenne fautore di una politica di maggiore indipendenza del nostro paese. In ogni caso, nelle suddette aziende “pubbliche” esiste un management probabilmente più variegato di quanto non si conosca. Di “quinte colonne”, ad esempio nell’Eni, ve n’erano pure all’epoca di Mattei, e non credo siano state tanto innocenti rispetto a quanto accaduto al presidente a Bascapé. Figuriamoci oggi, dopo che l’azienda è stata investita dal processo di privatizzazione deciso da chi fu designato dallo straniero (statunitense) a prendere il posto di Dc-Psi alla guida del paese in seguito ai fatti del ’92-’93. Lo stesso dicasi per Finmeccanica che, fino agli ultimissimi anni, ha lavorato soprattutto, almeno nei suoi comparti di maggior avanzamento tecnologico, per gli Usa.

Berlusconi deve probabilmente rendere conto delle sue mosse a certi settori, ma minoritari, della nostra economia e della nostra politica. Tuttavia, sembra volersi salvaguardare soprattutto da brutti incidenti. Non mi riferisco specificamente a quelli di tipo “matteiano”, sia chiaro; bensì all’insieme del suo tentativo di non rimetterci politicamente (e quindi anche economicamente) “le penne”. Non a caso, alla cena da Vespa c’era anche la figlia Marina, decisamente l’unica della famiglia in grado di sostituire il padre.

Bene, siamo in una bella situazione di equilibrio instabile, che più instabile non si può. Chi “cadrà dalla torre”? E’ bene non azzardare pronostici con troppa sicumera. Ripeto: l’intervista di Obama al Corsera e la presenza di Draghi alla cena in questione non vanno ritenuti fatti decisivi in una certa direzione, ma nemmeno sottovalutati nella loro possibile portata. Se poi si aggiunge la presenza di Bertone – ricordando la sconfitta patita nel 2005 dalla finanza vaticana, costretta a mollare l’incauto Fazio, nei confronti di quella statunitense che lo fece sostituire al vertice di Bankitalia da un ex vicepresidente (per la zona europea, guarda un po’) della Goldman Sachs – non si può negare l’interesse dell’intera vicenda per quanto concerne il tipo di equilibri che si stanno cercando.

Dobbiamo stare in allerta con capacità di analisi molto flessibili e aperte alle “verità” (false) della politica. Tempi duri per le anime belle, per quelli che pensano alla lotta delle masse (sostituto di quella di classe ormai demodée) o ai movimenti “giovanili” (di perfetti ebeti), ecc. Seguire la gimcana che si andrà sviluppando, nei prossimi mesi e anni, innanzitutto nel mondo e, come ricaduta con sue specificità, nel nostro paese non sarà un gioco semplice. Attrezziamoci dunque, soprattutto con tanta pazienza.



PS Saluto caramente i lettori perché domani volo nella “mia” Sicilia per pochi giorni; sarò di ritorno per martedì 20. Dove andrò, non riuscirò nemmeno a seguire i giornali; internet e la posta meno che meno. Non mi piace uno stacco del genere, ma “mi adeguo”.



PS II. Non ci si faccia turlupinare dagli stupidi e faziosi giornalisti che oggi inzuppano il pane sulle dichiarazioni di Medvedev circa “l’atomica iraniana”. Ci si ricordi che i voti all’ONU contano come quelli della vecchia Società delle Nazioni tra le due guerre mondiali. Turchia e Brasile hanno votato contro la risoluzione sulle sanzioni all’Iran. Ve le vedete Russia e Cina fare harakiri – per allearsi con gli Usa (realmente, non in base a ciò che si dichiara ufficialmente) – mettendosi contro queste due rilevanti potenze in pectore? Non scherziamo. Russia e Cina sono potenze come le altre e giocano il conflitto alla guisa di tutte le potenze in una fase iniziale di multipolarismo (imperfetto). Del resto, se in Russia ci fossero settori ancora sensibili alla politica “eltsiniana”, avrebbero poca strada da percorrere; la Russia è destinata a divenire uno dei maggiori poli antagonisti degli Usa per ragioni oggettive.

La si smetta però di pensare che Russia e Cina siano i “buoni” della situazione, i “Don Chisciotte” pronti a difendere i “poverelli”. Sono lupi tra lupi; esattamente come Iran e Turchia e Brasile e via dicendo (e anche il “santino” Chavez). Non vanno appoggiati quali “cavalieri erranti sanza macchia e sanza paura”, ma come gruppi dominanti con un bel po’ di “pelo sullo stomaco”, che vogliono crescere e contrastare l’ancora superiore potere statunitense (e l’efferata arroganza del suo sicario Israele). Per combattere quest’ultimo, tuttavia, bisogna usare la testa, non il cuore; essere mentitori e mettere uno iato tra il dire e il fare (magari di nascosto). E, in ogni caso, ognuno perseguendo il proprio interesse, non per liberare gli altri da qualche giogo. Sveglia, per favore!


Fonte: http://conflittiestrategie.splinder.com/

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