di Fabrizio Casari
Francisco Chavez Abarca è un terrorista salvadoregno. Il suo nome si trova nella “lista rossa” dell’Interpol, quella che definisce i ricercati di “massima pericolosità” per i quali si ordina l’arresto immediato. Ma da ora Chavez Abarca diverrà pericoloso solo per i suoi complici. E’ stato infatti arrestato dai servizi di sicurezza venezuelani mentre, con un passaporto falso a nome di tale Carlos Gonzales, cercava di entrare illegalmente in Venezuela dove, su ordine di Luis Posada Carriles, noto terrorista cubano americano legatissimo alla FNCA di Miami, avrebbe dovuto realizzare attentati terroristici.
Il contatto tra lui e Posada Carriles è stato Daniel Barrudia, terrorista guatemalteco anch’esso agli ordini della Fundaciòn Nacional Cubano Americana, la lobby terroristica e mafiosa attraverso la quale gli stati Uniti costruiscono le azioni di destabilizzazione contro Cuba che non realizzano in proprio. Alla domanda su chi lo aveva inviato e a chi doveva rispondere del suo operato, Chavez Abarca ha risposto senza esitare: Luis Posada Carriles. Che, a quanto pare, non perde l’abitudine di organizzare bombe e lutti in giro per il continente americano.
Stando alla sua confessione, Abarca riceveva istruzioni in codice attraverso la posta elettronica; si menziona quale luogo di ritrovo con altri tre compari - due di questi venezuelani - il ristorante “El caney del chivo”, che si trova nelle vicinanze dell’aereoporto di Maiquetia, località Catia la Mar, vicino a Caracas. Le riunioni dell’osceno quartetto erano parte dell’esecuzione operativa del piano organizzato da Posada Carriles. In queste riunioni si esaminavano le possibilità di generare caos e incidenti per destabilizzare il Venezuela e gli incontri servivano a scegliere luoghi e date del piano. Tra le opzioni previste, quella di organizzare incidenti di piazza in occasione delle elezioni parlamentari venezuelane del prossimo 26 settembre.
“Quando mi è stato offerto l’incarico, mi è stato detto che dovevo andare in Venezuela per parlare con i referenti locali di Posada, di non preoccuparmi per il denaro perché abbonda ed io potevo chiedere la cifra che volevo”, ha riferito Abarca alle autorità venezuelane. “Eravamo pronti a realizzare azioni di cospirazione”, ha poi aggiunto il salvadoregno. Le autorità si sicurezza venezuelane (Sebin, Servicio Bolivariano de Inteligencia) ritengono che nell’organizzazione terroristica siano anche coinvolti alcuni dei militari ostili al governo di Hugo Chavez, gli stessi che nel 2002 provocarono incidenti in piazza Francia, nella zona di Altamira, a est di Caracas. Farebbero parte dell’organizzazione, più ampia, appoggiata dagli Usa, che diede vita al fallito colpo di stato del 2002.
Chavez Abarca, impacchettato, è stato spedito a Cuba, che ne aveva richiesto l’estradizione. Già, perché Abarca prima reclutò e poi collaborò attivamente con Ernesto Cruz De Leon, l’altro terrorista salvadoregno, che nel 1997 effettuò alcuni attentati terroristici a Cuba. Precisamente a L’Avana, dove vennero piazzati ordigni negli alberghi della capitale cubana: uno di questi, nella hall dell’hotel Copacabana, uccise l’italiano Fabio Di Celmo. Cruz De Leon venne arrestato, processato e condannato, ma raccontò con dovizia di particolari la genesi, i mandanti e la realizzazione degli attentati. Il terrorista Chávez Abarca aveva visitato tre volte l’Isola ed aveva anche posto - in due diverse occasioni, ma una venne scoperta e disinnescata - delle bombe nell’Hotel Meliá Cohiba.
Inoltre aveva reclutato in Guatemala Armando Antonio González e Jorge Venancio Ruiz, che raggiunsero Cuba e misero una bomba nel Hotel Sol Palmeras il 22 agosto del 1997. Poi ritornarono nell’Isola per collocare il 19 ottobre due bombe in un minibus e in uno stand di vendita vicino all’aeroporto José Martí. Alcuni mesi dopo Chávez Abarca, sempre orientato da Posada Carriles, contattò i delinquenti guatemaltechi María Elena González Meza e Nader Camal Musalam Barakat, che vennero però arrestati con esplosivi al loro arrivo a L’Avana, il 4 marzo del 1998.
Agivano tutti agli ordini di Luis Posada Carriles, terrorista cubano americano legatissimo alla Fnca che organizzava, da Miami, la catena di atti criminali contro Cuba. Il “bin Ladin delle americhe”, come é stato definito, non ebbe peraltro vergogna, né timore, di rivendicare il suo ruolo nell’organizzazione terroristica. Con la vanità che gli è propria, raccontò ad un giornale di essere lui ad aver contrattato De Leon e disse, a proposito del povero Di Celmo, che si era trovato “nel posto sbagliato, al momento sbagliato”.
Giova ricordare che la belva Carriles, terrorista cubano-americano con l’hobby del tritolo, ha un curriculum criminale che va oltre ogni immaginazione e sopportazione (http://www.altrenotizie.org/speciali/il-terrorismo-contro-cuba.html?start=10). Colpevole d’innumerevoli atti terroristici contro Cuba (il più grave l’esplosione in volo sui cieli delle Barbados, il 6 ottobre del 1976, di un aereo civile della Cubana de aviaciòn che uccise 73 civili) dallo scorso 15 marzo si trova in libertà provvisoria e gira indisturbato per le strade di Miami, dopo che il tribunale per l’immigrazione, che lo ha processato per ingresso illegale negli Usa, ha deciso di sospendere in definitivamente il processo.
Che lo liberassero era prevedibile: le sue minacce - aveva avvertito Washington che non avrebbe taciuto i suoi legami con la CIA in caso di condanna - hanno ottenuto l’effetto voluto. Posada era arrivato negli Usa proveniente da Panama, dove era in carcere per aver ordito, nel Novembre del 2000, insieme ai suoi compari Gaspar Jiménez Escobedo, Pedro Remón e Guillermo Novo Sampoll, un complotto dinamitardo per assassinare Fidel Castro, in occasione di un discorso che il leader cubano avrebbe dovuto tenere all’università della capitale dell’Istmo.
Su segnalazione dei cubani, venne arrestato e imprigionato. Ma, nel 2004, con il processo ancora in corso, il terrorista cubano-americano venne liberato, grazie all’indulto cucito su misura per lui e i suoi soci, promulgato dalla ex-presidente panamense Mireya Moscoso alla fine del suo mandato. Per la cronaca, anche la Moscoso è profuga della giustizia del suo paese, che l’ha accusata di essere fuggita con una somma enorme di denaro sottratta illegalmente alle casse panamensi. Anche lei, come tutti i peggiori arnesi latinoamericani, si trova felicemente residente nella capitale della Florida. Se c’è una qualità che alla CIA non difetta, è il senso dell’amicizia e della riconoscenza.
D’altra parte, le richieste al governo statunitense da parte sia di Cuba, sia del Venezuela, di estradizione per terrorismo dell’esponente cubano-americano, hanno sempre ricevuto un rifiuto secco da parte delle autorità nordamericane. La convenzione di Montreal, quando il terrorista è “amico”, diventa carta straccia. I voti della comunità cubano americana di Miami sono un tesoro pari a quello del silenzio di chi, messo alle strette, potrebbe rivelare tanto sulle covert adi valore ction di Langley.
Durante la breve detenzione di Posada, la Fnca organizzò a Miami una manifestazione per chiedere la liberazione di Posada. Lo definivano un povero vecchio amante della pittura, che non nuoceva più a nessuno. A sua volta, da libero, pochi mesi orsono, Posada partecipò ad una manifestazione - sempre a Miami - a sostegno delle cosiddette “damas de blanco”, parenti di detenuti cubani condannati per cospirazione e collaborazione con una potenza straniera ostile a Cuba.
Le “damas” a L'Avana sostenevano la liberazione dei loro parenti condannati e, a Miami, con Posada, si marciava per sostenere le “damas” . Niente di strano: ognuno sostiene - ed è sostenuto - dai suoi affini.
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