Intervista a Eugenio Tabano, studioso e traduttore italiano sul tema "la modernità nella visione dell’Imam Khomeini", defunto padre della Repubblica islamica.
Il 20 maggio scorso si è tenuto all’università L’Orientale [Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ] di Napoli una conferenza dove si è parlato sul tema "La modernità nella visione dell’Imam Khomeini". A questo proposito, in occasione dell’anniversario della dipartita del Padre della Repubblica islamica (4 giugno), abbiamo parlato con Eugenio Tabano, studioso e traduttore italiano.
Sig. Tabano la prego di spiegarci, secondo Lei, qual’è il posto del modernismo nel pensiero dell’Imam Khomeini?
Questa questione è stata trattata in maniera specifica all’interno di un convegno, che si è tenuto il 20 maggio a Napoli presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. In quel convegno – mi si permetta di fare una breve introduzione per collocare l’intervento del prof. Mohammad Reza Dehshiri , vice direttore dell’Iran all’UNESCO, che ha parlato specificatamente sul rapporto tra identità e modernità nel pensiero dell’Imam Khomeini – dicevo che in quell’occasione c’è stato un notevole incontro, che si potrebbe definire di alta cultura, cultura dello spirito, nel quale sono stati presentati due testi, il Kitâb al-Mashâ’ir di Mollâ Sadrâ tradotto dal prof. Bartolomeo Pirone con il titolo “Il libro dei penetrali” – ricordiamoci che Henry Corbin aveva tradotto alcune decine di anni fa il libro in francese chiamandolo Libro delle penetrazioni metafisiche – il prof. Pirone, che ha tradotto il testo dall’arabo, ha spiegato i connotati del termine ‘penetrali’, che deriva dalla tradizione greco-romana e poi anche da quella cristiana, indicandolo come le ‘stanze’ più interne del tempio, si potrebbe chiamarlo il tempio del cuore, nel quale s’invera l’incontro con Dio, in termini filosofici si potrebbe dire dell’intelletto con l’Intelligenza Agente.
Poi è stata la volta della prof.ssa Antonella Straface, dell’università L’Orientale di Napoli, che ha collocato l’opera di Mollâ Sadrâ all’interno del contesto storico, filosofico e culturale nel quale essa è sbocciata.
Poi è stata la volta del prof. Dehshiri, che abbiamo già definito, il quale ha fatto l’intervento sul rapporto fra identità e modernità nella visione dell’Imam Khomeini. Il prof. Dehshiri ha iniziato il suo intervento comunque ricollegando il pensiero dell’Imam Khomeini alle sue radici gnostiche, e soprattutto facendo riferimento alla lettera che l’Imam inviò a Mikhail Gorbaciov, il leader russo di quel tempo, nella quale l’Imam invitava e rimetteva Gorbaciov stesso alla lettura e all’approfondimento di certi testi propri alla cultura gnostica islamica, e nello specifico sciita. Si faceva il nome di Ibn ‘Arabî, quello di Mollâ Sadrâ e si faceva il nome di tutti quegli gnostici che appartengono alla tradizione specifica islamica di “corrente” sciita. Addirittura l’Imam aveva invitato Gorbaciov a visitare Qom e ad approfondire, in quel luogo, tutti i dettami della dottrina.
Questo è l’inizio dell’intervento di Dehshiri il quale va poi a definire in maniera più partita, dalla visione gnostica dell’Imam, anche il rapporto tra l’Islam, l’identità e la modernità nel pensiero dell’Imam Khomeini. Questi tre termini secondo il prof. Dehshiri sono strettamente correlati, inseriti nell’azione e nell’opera dell’Imam Khomeini. Egli diceva che l’identità iraniana comporta tre dimensioni: religiosa, nazionale e internazionale.
Dehshiri dice che in effetti, il padre fondatore della Rivoluzione Islamica sostiene l’idea secondo la quale l’Islam in quanto religione universale comprendente tutti gli aspetti della vita dell’individuo e della società, supera il tempo e lo spazio per rispondere ai bisogni di tutte le generazioni, in ogni epoca. Egli invita, per questo motivo, gli iraniani a volgersi verso la loro cultura islamica nel senso dell’affermazione di sé, e non della negazione dell’altro. Poiché, l’Islam garantisce l’indipendenza mentale e intellettuale che viene prima dell’indipendenza politica ed economica.
Dice Dehshiri che questa dottrina dell’Imam l’ha spinto ad accordare una dimensione superiore all’identità islamica in rapporto all’identità nazionale iraniana. Egli - l’Imam Khomeini - era del parere che il nazionalismo non dovesse in nessun caso indebolire l’identità islamica dell’Iran. Cionondimeno, l’Imam Khomeini – e lo si sa molto bene – era un personaggio che aveva a cuore la nazione, cosa che noi possiamo rintracciare nei suoi discorsi di mobilitazione della Nazione Iraniana contro le invasioni del regime Baathista di Saddam Hussein.
Certamente, di fronte agli abusi manifestati dai sentimenti nazionalisti, in Iran o altrove, il ritorno ai valori dell’Islam è divenuto la parola d’ordine, senza dimenticare comunque, gli obbiettivi nazionali iraniani, ed anche – ed è questa anche la cosa più importante – l’importanza dell’interazione con gli altri popoli, ivi compresi gli Occidentali.
Nel pensiero dell’Imam Khomeini, l’identità nazionale deve continuare a ricevere gli aspetti positivi di altre culture e civiltà, senza fissarsi, rinchiudersi o isolarsi, ben sapendo che l’identità non è statica ma subisce dei cambiamenti e delle evoluzioni continue. Secondo lui, – queste sono le parole di Dehshiri riferite all’Imam Khomeini – gli Iraniani devono prendere appoggio sulla propria cultura per interagire con gli altri popoli, Occidentali compresi.
E arriviamo al cuore della sua domanda:
per lui, la modernità è differente dal modernismo, dato che la modernità è un fenomeno che si produce all’interno della società, mentre il modernismo s’impone dall’esterno e si costituisce come ideologia legata al secolarismo, al liberalismo, al materialismo, al positivismo e – in certi casi, soprattutto ultimamente – all’individualismo edonista. Tuttavia, la modernità resta favorevole al dialogo delle società, per interagire sul loro modello di progresso, mentre il modernismo sceglie un approccio unilaterale per imporre la cultura dall’esterno sulle altre società.
Secondo lui la modernità, essendo un mezzo di progresso umano, può essere combinata con i valori di qualsiasi società. In termini sociali, l’Imam credeva – per esempio – a una modernità che non sia costruita sull’eurocentrismo. Ricordiamoci la sua famosa frase all’inizio della rivoluzione “né Ovest, né Est”, e da ciò si può misurare l’impossibilità per l’Iran d’assorbire le ideologie capitaliste o comuniste non compatibili con i suoi valori e la sua storia. In altri termini, ogni società può avere il suo proprio modo di essere moderna.
Dehshiri dice anche, riportando il pensiero dell’Imam Khomeini su questi concetti di modernità e modernismo e separandoli, come abbiamo visto, che se la modernità in Occidente si è sviluppata sulla base della separazione fra Stato e Chiesa, essa può manifestarsi in altre forme nelle società musulmane, in particolare l’Iran islamico dove esiste un sistema di pensiero basato sul legame che si stabilisce fra la politica e la religione. Di conseguenza, la modernità proviene dal dinamismo interno alle società che aderiscono al progresso delle scienze e che trattengono gli aspetti positivi di altre culture.
Egli preconizzava una dottrina nella quale esiste una sorta di equilibrio fra la ricerca del divino e il ritorno alla natura umana – natura umana originaria –. Sfidando il materialismo sfrenato e il razionalismo eccessivo strumentalizzato – come, purtroppo, accade spesso in Occidente –, egli si volgeva verso la moralità, la spiritualità e la verità divina.
Certamente per l’Imam Khomeini l’Islam non è contro il progresso, ma contro l’inquinamento morale e l’acculturazione importata nel seno della società iraniana. Diceva l’Imam Khomeini che l’importazione del progresso non deve causare la perdita dell’identità culturale d’una società e divenire una sorgente di debolezza, umiliazione, inferiorità o di mancanza di fiducia della sua popolazione.
Questo era, più o meno, il contenuto fondamentale della visione dell’Imam Khomeini riguardo la modernità e il modernismo, che egli separava, dando un valore positivo alla prima e un valore estremamente negativo, come abbiamo visto, al secondo.
Poi in questo intervento il prof. Dehshiri affrontava le tre dimensioni della modernità, che secondo lui erano quella politica, scientifica e filosofica.
E diceva che la modernità politica può essere compresa in termini di democrazia, di libertà e di cittadinanza. Egli diceva anche che la democrazia costituisce un mezzo e non un valore; un cammino, un metodo e non un fine in sé. A partire da questa notazione – diceva Dehshiri parlando del pensiero dell’Imam Khomeini –, le origini secolari della modernità occidentale non possono essere un modello valido da applicare alla lettera nel caso di altre società, come l’Iran dove il sistema democratico islamico proviene dalle aspirazioni religiose, come abbiamo visto a partire dalla rivoluzione islamica.
Così dopo l’instaurazione della rivoluzione islamica, l’Iran ha sperimentato nuove istituzioni e concetti moderni quali la partecipazione, le elezioni, il parlamento, la divisione del potere, ecc.
Un punto molto importante, assieme al concetto di modernità, è quello sulla nozione di libertà poiché l’Imam propone in complementarità alle formule della “libertà di” e della “libertà per”, praticate all’Ovest e all’Est, un’altra formula, basata su un approccio contestuale, che consiste nell’elaborare “la libertà con” in rapporto alle norme e ai valori della cultura iraniana e islamica al fine di mantenere la coesione sociale e di stabilire una sorta di equilibrio fra la libertà, la sicurezza e la giustizia in modo che esse si completino a vicenda.
Questo pensiero ha condotto alla creazione e allo stabilimento – come abbiamo visto, anche nel corso dei decenni – di nuovi termini quali la società civile islamica, l’intellettualità islamica e la repubblica islamica. Queste terminologie – che ovviamente è sperabile non siano soltanto terminologie, ma che sostanzino l’operare dei popoli e nel caso specifico della nazione iraniana – permettono di integrare il pensiero moderno con i valori sociali e religiosi e di fare una sintesi fra la tradizione e la modernità.
Considerando che un aspetto della modernità è di natura scientifica e tecnologica, e che quest’aspetto si è creato all’inizio dell’era industriale, il parere dell’Imam è che la tecnologia non deve prevalere sul pensiero umano. L’acquisizione della tecnologia occidentale come mezzo di progresso, di sviluppo e del benessere individuale e collettivo non deve creare una dipendenza culturale e di pensiero ovvero il progresso tecnico non deve prendere il sopravvento sul pensiero umano e allontanarlo dalla sua dignità.
Poi vi è la modernità di ordine filosofico, cioè la coscienza dell’individuo in rapporto alla natura e al suo destino, riguardo al quale l’Imam insiste sul primato dell’umanità sull’individualismo edonista – di cui parlavamo prima – e l’ampliamento del campo della razionalità. In altri termini, l’umanità è dotata di due aspetti, l’uno materiale e l’altro spirituale, questi due poli – diceva l’Imam, a detta di Dehshiri – devono essere in equilibrio, mentre l’ideologia dell’individualismo edonista – imperante, purtroppo, negli ultimi decenni soprattutto in Occidente – s’abbandona spesso alla soddisfazione prioritaria degli istinti.
Quanto alla razionalità, che rappresenta l’immagine più significativa della modernità, l’Imam non la limita alla razionalità strumentale, ma prende ugualmente in considerazione la razionalità morale e teleologica cioè diretta a un fine, e questo fine è sicuramente la ricerca della conoscenza di Dio.
Secondo Dehshiri l’Imam Khomeini attraverso la razionalità morale intende invitare l’individuo e la società ad utilizzare i mezzi legittimi e morali per pervenire ai suoi obbiettivi nella sua vita, quindi regolare la sua azione e quella della società.
Quanto alla razionalità teleologica – cioè diretta al fine che va oltre le aspettative più sensibili, fenomeniche dell’uomo – egli intende allargare la visione e l’orizzonte delle persone sul fine ultimo della creazione, e ciò per l’orientamento delle realtà dell’esistenza verso gli ideali, e non l’inverso.
Se si considera – continua Dehshiri poco prima di terminare il suo discorso – che il modernismo mette la razionalità a confronto con la religione e la divide in due parti, l’una oggettiva e l’altra soggettiva, per limitarla alla sola razionalità strumentale, al fine di applicare unicamente la ragione, è là che l’Imam considera – invece – che questa stessa ragione appoggia e accompagna la religione e non le si oppone - e questa è una considerazione molto importante -.
Egli classifica la ragione in due parti, l’una teorica e l’altra pratica, che costituiscono un insieme integrale e non divisibile.
Dehshiri conclude il suo discorso sul modernismo, la modernità e l’identità nel pensiero dell’Imam Khomeini dicendo che questa guida carismatica dava un’importanza particolare alla conoscenza e alla ricerca dell’identità – su basi fondate su di una cultura di secoli, e di secoli profondi nella Ricerca – e non alla sua costruzione su basi immaginarie.
Finisce l’intervento Dehshiri dicendo che il suo ideale di società era la valorizzazione della cultura islamica e iraniana attraverso la via della conoscenza di sé, dell’apprendimento e dell’educazione. Questa conoscenza culturale passava, per l’Imam Khomeini, attraverso l’indipendenza, la fiducia in sé, il rifiuto della dominazione esteriore, la difesa del vero progresso, la comprensione delle civiltà, il rigetto di ogni imitazione irrazionale e la conservazione della dignità umana per promuovere le qualità umane.
Questa impresa non poteva e non potrà riuscire che adattando la politica sulla religione e la spiritualità, nel contempo credendo nella volontà e nel ruolo del popolo nella sua autodeterminazione.
Questo è stato l’intervento del Dehshiri che in quel contesto, in quel convegno, è stato poi seguito dall’intervento del sottoscritto che ha presentato il testo “Uno gnostico sconosciuto del XX secolo” , in presenza dell’autore, Christian Bonaud, che poi con brevi tratti ha definito il senso della sua opera.
A cura di Amani
NOTE:
1- Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, via Monte di Dio 14, Napoli; www.iisf.it
2- http://italian.irib.ir/analisi/interviste/item/76403-eugenio-tabano-è-sconosciuto-in-occidente-il-lato-spirituale-dellimam-khomeini
3- Mohammad Reza Dehshiri, Vice Rappresentante Permanente della Repubblica Islamica d’Iran presso l’UNESCO.
4- “Il libro dei penetrali”, edizione a cura dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e dell’Istituto Culturale dell’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran di Roma, traduzione a cura di B. Pirone, Napoli, 2010.
5- “Les Penetrations Metaphysiques”, Verdier, 1988
5- Ed. Il Cerchio, 2010.
* (grassetto mio)
Fonte: http://italian.irib.ir
24 giugno 2010
Eugenio Tabano: Per l’Imam Khomeini la valorizzazione della cultura irano-islamica passava attraverso l’indipendenza, la fiducia in sé e il rifiuto della dominazione esteriore.
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