Di Harmony Grant Daws.
Grazie ad Internet, l’attaccio terrorrista israeliano contro la nave turca Mavi Marmara è stato visto da molti e, in parte, è sfuggito ai tentativi di censura.
Il suo precedente risale a 43 anni fa, l’8 giugno 1967 quando le forze aeree e della marina israeliana attaccarono una nave americana facendo ricordo a bombardamenti e torpedinieri.
Si trattava di USS Liberty, una nave statunitense, attaccata da Israele in acque internazionali; il Congresso non indagò mai sull’accaduto.
Tra gli aspetti in comune ai due attacchi, s’individua immediatamente che entrambe le operazioni furono eseguite in acque internazionali, il ricorso israeliano ad armi pesanti e violenza, processo di diffamazione sui passeggeri testimoni oculari e conduzione di indagini unilaterali e limitate.
Joe Meadors è un sopravvissuto ad entrambi gli assalti: era sulla USS Liberty nel 1967 ed è tra i passeggeri dell’ultimo convoglio umanitario che, il 31 maggio scorso, si dirigeva a Gaza.
“Puntualmente gli israeliani affermano di non contraddire alcuna legislazione, al contrario violano e godono di un’impunibilità ripetutamente confermata dai governi Usa”.
Siamo davanti ad un pessimismo di fatto? Pare proprio di si.
Sono trascorsi 43 anni dall’assassinio di 34 soldati Usa in acque internazionali ed oggi, di nuovo, la verità affonda.
Si mettono a tacere i testimoni e le fonti di comunicazioni vengono sottoposte a mistificazioni.
Nell’ultimo convoglio, un giornalista è riuscito a filmare 90 secondi per Al-Jazeera dopodiché le comunicazioni sono state disturbate fino ad essere tagliate da Israele.
Accadde la stessa cosa 43 anni fa.
In quei 90 secondi si vedono i commando israeliani sparare sugli attivisti che già avevano innalzato la bandiera bianca – decine di feriti e altri uccisi, tutti nel tentativo di rompere l’assedio su Gaza.
Un altro regista brasiliano era riuscito a filmare 60 minuti e a nascondere la cassetta nei propri indumenti intimi.
Il resto è stato sequestrato e distrutto da Israele che non restituirà nulla.
Subito dopo l’attacco fisico in acque internazionali, tutti i passeggeri sono stati portati – mentre era stato già innescato l’oscuramento mediatico – verso il porto di Ashdod.
Allo stesso modo nel 1967, ai passeggeri della USS Liberty fu ordinato di non rilasciare alcuna dichiarazione alla stampa sull’attacco che si era concluso con 34 soldati statunitensi assassinati e 174 feriti.
Calunnie e silenzio per i sopravvissuti.
Dopo l’operazione contro l’equipaggio della Freedom Flottilla, la Lega Antidiffamazione (ADL) israeliana ha attivato un processo di denigrazione nei confronti dei passeggeri.
"Sono stati ricostruiti legami tra gli attivisti della Freedom Flottilla e gruppi terroristici internazionali", è stato affermato in pubblico.
Gli ufficiali di New York intanto hanno richiesto al Dipartimento di Stato di indagare sulle istanze di visto pervenute dai sopravvissuti alla Freedom Flotilla determinati a portare a Brooklyn la propria testimonianza.
Il senatore ebreo Chuck Schumer - che di recente si è detto a favore del blocco che strangola Gaza fino a quando dal territorio assediato non giunga il pieno riconoscimento all’esistenza di Israele – afferma con sicurezza che esistono legami tra i passeggeri della Freedom Flottilla ed ambienti di Al-Qa’eda.
Si fanno quindi indagini sulla vita personale di ciascun membro della Freedom Flottilla mentre i sopravvissuti vengono messi a tacere. Proprio come fu fatto con i membri della USS Liberty.
Richard Larry Weaver ricorda che, mentre era in ospedale fu visitato da un ammiraglio che, dopo aver ascoltato la sua testimonianza, lo minacciò di arresto.
“Le chiavi saranno gettate via”, gli disse.
Pochi attimi prima di bloccare la USS Liberty, gli elicotteri israeliani la inseguirono mentre un capitano americano andava in soccorso ad un vascello alleato attaccato.
Una volta intercettata la nave, gli elicotteri sorvolarono in provocazione e in attesa che il presidente Lyndon Johnson e il Segretario alla Difesa Robert McNamara richiamassero i combattenti.
I torpedinieri israeliani poi si accostarono alla USS Liberty per accertarsi che nessuno avesse bisogno di assistenza ma si trattava di una tattica: sfondarono gli scafi e assassinarono 25 membri dell’equipaggio.
Erano armati fino ai denti per compiere quel crimine.
La Marina Usa condusse le indagini producendo in tre settimane un rapporto di 700 pagine dal quale Israele ne usciva esonerato. Si concludeva che si era trattato di un incidente e che gli israeliani avessero fatto dietro-front non appena si resero conto dell’errore.
Lo stesso Segretario alla Difesa Usa, Robert McNamara incoraggiava a voltare pagina, liquidando il crimine con le seguenti parole: “Errori del genere possono capitare”.
Quello contro la USS Liberty è stato l’unico attacco nella storia della Marina statunitense per il quale il Congresso non aprì mai un’indagine.
’Associazione dei veterani della USS Liberty, tra cui i sopravvissuti a quell’8 giugno 1967, dichiarano che non si fece alcuna verifica sulla responsabilità israeliana e che ci si limitò a denunciare la mancanza di comunicazione americana.
Non fu interrogato nessun israeliano mentre tutti i sopravvissuti si ritrovarono d’accordo sulla premeditazione dell’attacco.
Oggi come allora, gli Usa sono troppo collusi con Israele nella copertura di questi attacchi e nell’omicidio di cittadini americani.
Sulla Gaza Freeom Flotilla vi era anche un cittadino turco americano, assassinato e che non riceverà mai giustizia.
Tutt’altro, un senatore ha richiesto l’arresto per gli americani a bordo.
Anche questa volta, l’indagine non produrrà niente di buono.
Gl Usa hanno accolto l’indagine del comitato indipendente israeliano e la rivista The Jewish Forward ammette che non saranno reali indagini ma si procederà solo sulla base di decisioni politiche sotto una sorta di ‘supervisione’ dell’esercito.
“I membri del comitato non riusciranno ad indagare direttamente sugli episodi a bordo delle navi attaccate e non saranno messi nelle condizioni di giudicare tra le due ‘opposte’ versioni: quella israeliana che racconta di commando meramente equipaggiati di fronte a sanguinari terroristi e quella turca secondo la quale attivisti di pace in missione umanitaria sono stati brutalmente assaltati da Israele.
L’esistenza e l’approvazione di un comitato indipendente israeliano e non uno internazionale precludono qualunque accesso ad informazioni dettagliate sugli attivisti a bordo della Freedom Flotilla.
Con tutta probabilità l’attacco israeliano alla Freedom Flotilla ha voluto anche coprire altri reati.
Nel 1995 presso Al-‘Arish (Sinai egiziano), furono scoperte delle fosse comuni di prigionieri di guerra assassinati dall’esercito israeliano.
Nel suo Body of Secrets (2001) James Bamford, avanza l’ipotesi secondo cui è probabile che Israele decise di attaccare la USS Liberty per impedire proprio che scoprisse quei cadaveri.
A dare vigore a quest’idea, le testimonianze di un ex generale israeliano che ammise l’assassinio di 49 prigionieri di guerra egiziani disarmati durante la guerra del 1967.
Altre interessanti ipotesi al riguardo giungono da George Ball, Sottosegretario di Stato durante l’amministrazione di Johnson e di Kennedy, e autore di un libro pubblicato nel 1992, The Passionate Attachment: America’s Involvement with Israel, 1947 to the Present.
Ball sostiene che quell’attacco fu sferrato perché Israele aveva tutta l’intenzione di violare qualunque tregua fino a quando non avesse occupato totalmente le Alture del Golan (Siria).
“Se i leader Usa non trovarono il coraggio di punire Israele per l’assassinio di propri cittadini in quell’episodio, è chiaro che non lo faranno nemmeno oggi”.
Lo provano gli episodi del 2010, di fronte all’orrore del mondo, gli Usa sostengono il ‘diritto israeliano all’autodifesa’ aldilà del prezzo di civili e delle violazioni alla legislazione internazionale di cui lo stato ebraico è colpevole”.
Come la USS Liberty fu attaccata per impedire che potesse entrare a conoscenza e svelare i gravi crimini di Israele, anche la Gaza Freedom Flottilla ha subito lo stesso assalto e con il medesimo intento.
Questa volta Israele ha voluto impedire al convoglio umanitario internazionale di testimoniare e di interferire con il blocco illegale che impone alla Striscia di Gaza.
A tal proposito, si ricorda l’appello di un parlamentare palestinese della Knesset (parlamento israeliano) rivolto al Parlamento europeo.
‘Condurre i leader israeliani davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja perché, oltre all’assassinio del 31 maggio scorso, Israele ha anche commesso il crimine di impedire che la missione portasse a Gaza medicinali. Si tratta di 1.5 milioni di esseri umani costretti in una prigione e si ricordano anche i 700 palestinesi di Gaza che hanno trovato la morte presso i valichi di frontiera, mentre erano in viaggio proprio per scopi umanitari’.
L’America che sostiene Israele non scoprirà mai la verità su questi e su altri crimini, anche più inquietanti.
17 giugno 2010
Fonte: http://www.infopal.it/
23 giugno 2010
Israele vs USS Liberty e Freedom Flotilla: stessa violenza, stessi obiettivi.
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