21 giugno 2010

Il simbolismo della scala














Albrecht Dürer, Melancolia I. Particolare.


Abbiamo già accennato in precedenza al  simbolismo che si è conservato fra gli Indiani dell’America del Nord, e secondo il quale i diversi mondi sono rappresentati da una serie di caverne sovrapposte e gli esseri passano da un mondo all’altro salendo lungo un albero centrale. Un simbolismo simile si trova, in vari casi, realizzato da riti nei quali il fatto di arrampicarsi su un albero rappresenta l’ascensione dell’essere lungo l’«asse»; tali riti sono sia vedici sia «sciamanici», e la loro stessa diffusione è un indizio del loro carattere veramente «primordiale».
L’albero può essere sostituito qui da qualche altro simbolo “assiale” equivalente; l’albero di una nave ne è un esempio; conviene notare, a questo proposito, che dal punto di vista tradizionale la costruzione di una nave è, così come quella di una casa o di un carro, la realizzazione di un «modello cosmico»; ed è anche interessante notare che la «coffa», che è posta nella parte superiore dell’albero e lo circonda, occupa in questo caso esattamente il posto dell’«occhio» della cupola, il cui centro si ritiene venga attraversato dall’asse anche quando questo non è raffigurato materialmente. D’altra parte, gli studiosi di folklore potranno anche osservare che il popolare «albero della cuccagna» delle fiere non è nient’altro che il vestigio incompreso di un rito simile a quelli cui abbiamo or ora accennato; anche in questo caso, un particolare piuttosto significativo è costituito dal cerchio sospeso alla parte alta dell’albero, che si deve raggiungere arrampicandovisi (cerchio che per altro l’albero attraversa e oltrepassa come quello della nave oltrepassa la coffa e quello dello “stupa” la cupola); questo cerchio è inoltre palesemente la rappresentazione dell’«occhio solare» e si converrà che non può certo essere stata la presunta «anima popolare» a inventare tale simbolismo!

Un altro simbolo assai diffuso, che si ricollega immediatamente allo stesso ordine di idee, è quello della scala, essa pure un simbolo «assiale»; come dice A.K. Coomaraswamy, «l’Asse dell’Universo è come una scala sulla quale si effettua un perpetuo movimento ascendente e discendente» [The Inverted Tree, p. 20]. Far sì che si compia tale movimento è infatti la destinazione essenziale della scala; e poiché, come abbiamo appena visto, anche l’albero o l’albero di una nave svolgono la stessa funzione, si può ben dire che la scala sia in questo senso il suo equivalente. Da un altro lato, la particolare forma della scala richiede alcune osservazioni; i suoi due montanti verticali corrispondono alla dualità dell’«Albero della Scienza», o, nella Cabala ebraica, alle due «colonne» di destra e di sinistra dell’albero sefirotico; né l’uno né l’altro è dunque propriamente «assiale», e la «colona di mezzo», che è l’asse vero e proprio, non è raffigurata in modo sensibile (come nei casi in cui non lo è neppure il pilastro centrale di un edificio); d’altronde, l’intera scala nel suo complesso è in certo modo «unificata» dai pioli che congiungono i due montanti, e che, essendo posti orizzontalmente fra questi, hanno necessariamente i loro punti centrali proprio sull’asse. [Nell'antico ermetismo cristiano si trova l'equivalente di questo in un certo simbolismo della lettera H, con le sue due gambe verticali unite dal tratto orizzontale]. Si vede come la scala offra così un simbolismo completo: si potrebbe dire che essa è come un “ponte» verticale che si eleva attraverso tutti i mondi e permette di percorrerne l’intera gerarchia passando di piolo in piolo; nello stesso tempo, i pioli sono i mondi stessi, cioè i diversi livelli o gradi dell’Esistenza universale [Il simbolismo del «ponte» potrebbe naturalmente dar luogo, sotto i suoi vari aspetti, a molte altre considerazioni; si potrebbe anche ricordare, per certi rapporti con tale tema, il simbolismo islamico della «tavola custodita» (el lawhul-mahfuz), prototipo «atemporale» delle Scritture sacre che, partendo dal più alto dei cieli, discende verticalmente attraversando tutti i mondi].

Tale significato è evidente nel simbolismo biblico della scala di Giacobbe, lungo la quale gli angeli salgono e scendono; ed è noto che Giacobbe, nel luogo in cui aveva avuto la visione di questa scala, posò una pietra che «eresse come un pilastro», la quale è anche una figura dell’«Asse del Mondo», e viene così in certo modo a sostituirsi alla scala stessa [Cfr. “Le Roi du Monde”, cap. IX]. Gli angeli rappresentano propriamente gli stati superiori dell’essere; a essi corrispondono quindi più particolarmente i pioli, il che si spiega con il fatto che la scala dev’essere considerata con la base poggiata a terra, cioè, per noi, è necessariamente il nostro mondo il «supporto” a partire dal quale si deve effettuare l’ascensione. Se anche si supponesse che la scala si prolunghi sottoterra per comprendere la totalità dei mondi, come in realtà dev’essere, la sua parte inferiore sarebbe in ogni caso invisibile, così come è invisibile per gli esseri giunti a una «caverna» situata a un certo livello tutta la parte dell’albero centrale che si prolunga al di sotto di essa; in altri termini, i pioli inferiori sono già stati percorsi, e non è più il caso di prenderli in considerazione per quanto concerne la realizzazione ulteriore dell’essere, alla quale potrà concorrere solo il percorso dei pioli superiori.

Per questo, soprattutto quando la scala è usata come un elemento di certi riti iniziatici, i suoi pioli sono espressamente considerati come rappresentazioni dei diversi cieli, cioè degli stati superiori dell’essere; è così che in particolare nei misteri mitriaci la scala aveva sette pioli che erano messi in rapporto con i sette pianeti ed erano formati, si dice, dai metalli a essi rispettivamente corrispondenti; e il percorso di questi pioli raffigurava quello di altrettanti gradi successivi dell’iniziazione. Questa scala a sette pioli si ritrova in certe organizzazioni iniziatiche medioevali, da cui passò probabilmente più o meno direttamente negli alti gradi della massoneria scozzese, come abbiamo detto altrove a proposito di Dante [L'Esotérisme de Dante, capp. II e III]; qui i pioli sono riferiti ad altrettante «scienze», ma ciò non costituisce alcuna differenza di fondo, poiché secondo Dante stesso tali «scienze» si identificano con i «cieli» [Convito, II, cap. XIV]. È ovvio che, per corrispondere così a stati superiori e a gradi di iniziazione, queste scienze dovevano essere delle scienze tradizionali intese nel loro senso più profondo e più propriamente esoterico, e questo anche per quelle tra esse i cui nomi, in virtù del processo degenerativo al quale abbiamo spesso accennato, designano ormai per i moderni solo scienze o arti profane, cioè qualcosa che, in rapporto a quelle scienze vere, non è in realtà niente di più che una scorza vuota e un «residuo» privo di vita.

In certi casi, si trova anche il simbolo di una scala doppia, il che implica l’idea che la salita dev’essere seguita da una ridiscesa; si sale allora da un lato per pioli che sono «scienze», cioè gradi di conoscenza corrispondenti alla realizzazione di altrettanti stati, e si ridiscende dall’altro lato per pioli che sono «virtù», cioè i frutti di questi stessi gradi di conoscenza applicati ai loro rispettivi livelli [Bisogna dire che questa corrispondenza della salita e della ridiscesa sembra talora rovesciata; ma ciò può dipendere semplicemente da qualche alterazione del senso primitivo, come succede spesso a causa dello stato più o meno confuso e incompleto in cui i rituali iniziatici occidentali sono giunti fino all'epoca attuale]. Si può del resto notare che anche nel caso della scala semplice uno dei montanti può essere considerato in certo modo come «ascendente» e l’altro come «discendente», a seconda del significato generale delle due correnti cosmiche di destra e di sinistra con le quali questi due montanti sono pure in corrispondenza, per via della loro posizione «laterale” in rapporto al vero asse che, per quanto invisibile, è nondimeno l’elemento principale del simbolo, quello a cui tutte le parti devono sempre essere riferite se si vuole capirne integralmente il significato.

A queste diverse indicazioni aggiungeremo ancora, per concludere, quella di un simbolismo un po’ differente che s’incontra anche in certi rituali iniziatici, cioè la salita di una scala a chiocciola; in questo caso si potrebbe dire che si tratta di un’ascensione meno diretta, poiché, invece di compiersi verticalmente secondo la direzione dell’asse stesso, essa si compie secondo le curve dell’elica che si avvolge intorno all’asse, di modo che il suo processo appare «periferico» più che «centrale»; ma, in linea di principio, il risultato finale dev’essere comunque identico, giacché si tratta sempre di una salita attraverso la gerarchia degli stati dell’essere, dato che le spire successive dell’elica sono fra l’altro, come abbiamo ampiamente spiegato altrove [Si veda Le Symbolisme de la Croix], una esatta rappresentazione dei gradi dell’Esistenza universale.
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Passi tratti da Il simbolismo della scala, in Simboli della Scienza Sacra (ultima ed. Adelphi, Milano).

Fonte: http://www.centrostudilaruna.it/

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