8 giugno 2010

La denuncia: «Dall'Italia aerei e armi pesanti allo Stato ebraico»

di Luciano Bertozzi
COMPAGNI D'ARME Un trattato del 2003 stabilisce strette relazioni militari tra i due Paesi. Ma è tutto secretato.
Il nostro Paese ha importanti relazioni militari con Israele. L'anno scorso le manovre militari Nato-Turchia- Israele, annullate all'ultimo momento da Ankara come ritorsione per l'offensiva militare dello Stato ebraico a Gaza, si sono svolte in Sardegna, con la sola partecipazione dei velivoli italiani ed israeliani. Alla base di Decimomannu (Cagliari) hanno fatto scalo, infatti, una dozzina di aerei del Paese mediorientale, impiegati, addirittura, in quelle che il Corriere della Sera ha definito «prove di guerra».
Il nostro Paese nel 2005 ha approvato la legge di ratifica dell'Accordo di cooperazione militare fra i due Paesi, firmato nel 2003 dall'esecutivo Berlusconi. L'Accordo definisce le linee direttrici della cooperazione militare nei seguenti aspetti: formazione e addestramento, partecipazione di osservatori a manovre militari, visita di navi ed aerei, politica degli approvvigionamenti e industria per la difesa, interscambio dei materiali d'armamento, ricerca e sviluppo e produzione militare. Inoltre i due Paesi incoraggeranno le rispettive industrie del settore. Nulla viene detto sul raccordo con la legge 185/1990 che, nel disciplinare il commercio delle armi italiane, vieta le vendite a Paesi in guerra e responsabili di gravi e accertate violazioni delle convenzioni internazionali dei diritti umani. C'è il rischio che l'intesa con un Paese belligerante allenti i vincoli imposti dalla legge citata. Addirittura, le attività svolte in base al predetto Accordo sono sottoposte a vincoli di segretezza, pertanto neppure il Parlamento può sapere cosa effettivamente viene fatto in base all'Accordo.

«Nel corso degli ultimi due anni - evidenzia la Rete Italiana per il Disarmo (che raccoglie oltre 30 organismi impegnati sul tema del controllo degli armamenti)- le vendite autorizzate di armamento verso il governo di Tel Aviv hanno superato complessivamente i due milioni di euro, ed hanno riguardato in particolare armi di calibro superiore ai 12,7mm e aeromobili, sistemi d'arma ad energia diretta e apparecchiature elettroniche». Tra le imprese coinvolte in queste operazioni di vendita troviamo Simmel Difesa, Beretta, Northrop Grumman Italia, Galileo Avionica, Oto Melara ed Elettronica.

Inoltre la stampa israeliana ha dato notizia, in passato, dell'intenzione di Finmeccanica di collaborare con le principali aziende militari israeliane (Elbit, Iai, Rafael). Sulla questione la Fiom -Cgil, «ha chiesto informazioni esaurienti e garanzie» al gruppo, controllato dal ministero dell'Economia. Al sindacato risulta che diverse aziende del gruppo hanno già direttamente o indirettamente rapporti di collaborazione con almeno una delle predette società. Il sindacato si è anche espresso contro tali forme di cooperazione militare. Oggi la Rete Italiana per il Disarmo (il cartello delle associazioni pacifiste) ha chiesto di porre fine alle vendite di armi italianead Israele e la sospensione dell'Accordo militare.

Fonte: ilmanifesto.it

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