14 giugno 2010

Forti tensioni per astensione all’ONU

Anche il presidente cristiano Suleiman voleva il «no» alle sanzioni all’Iran ma il premier
sunnita Hariri ha imposto la «linea della neutralità» gradita agli Usa.
Come noto, il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato nuove sanzioni contro l’Iran. Di
fronte alle grandi pressioni americane, molto interessante la tenuta di Brasile e Turchia che
hanno votato no. Una posizione tanto più significativa, a fronte dell’adeguamento ai desiderata
di Washington da parte di Russia e Cina.

Su una posizione intermedia (astensione) si è invece collocato il Libano. Sull’origine e sulle
diverse prese di posizione scaturite dalla scelta del governo di Beirut, pubblichiamo il breve
resoconto dell’agenzia Nena News.

Roma, 11 giugno 2010, Nena News - L’astensione del Libano sulle sanzioni approvate due
giorni fa dal Consiglio di Sicurezza Onu contro l’Iran, ha spaccato il governo di consenso
nazionale e fatto emergere una significativa differenza in politica estera tra il capo dello Stato
Michel Suleiman (cristiano) e il premier Saad Hariri (sunnita). Il presidente aveva insistito per il
«no» alle sanzioni in linea con le posizioni di Turchia e del Brasile ma non è riuscito a superare
il primo ministro, stretto alleato di Washington, che ha ordinato al rappresentante del Libano nel
CdS dell’Onu, Nawaf Salam, di scegliere l’astensione.

Hariri avrebbe voluto un netto «sì» del Libano alle sanzioni all’Iran ma di fronte al governo
spaccato in due – 14 a favore, 14 contro – si è dovuto «accontentare» dell’astensione. I dirigenti
dei due movimenti sciiti Hezbollah e Amal hanno duramente contestato la scelta di Hariri
poichè, hanno spiegato, la posizione contraria espressa dal presidente alle sanzioni – motivata
con la necessità di sostenere il quadro strategico regionale all’interno del quale si muove il
Libano – e il «pareggio» nel gabinetto, avrebbero dovuto spingere l’ambasciatore all’Onu a
votare «no». Hariri, invece, non tenendo contro della contrarietà di Suleiman e basandosi sul
14-14 registrato alla riunione del consiglio dei ministri, ha chiamato Nawaf Salam imponendogli
l’astensione del Libano.

Del voto all’Onu Hariri aveva discusso lunedì scorso con il leader di Hezbollah, Hassan
Nasrallah chiedendogli di appoggiare la «neutralità del Libano». Nasrallah, secondo il
quotidiano as-Safir, aveva chiesto di poter consultare i suoi alleati politici prima di esprimere
una posizione definitiva ma quando il giorno successivo ha comunicato la sua linea (contraria
alle sanzioni) il premier non l’ha tenuta in considerazione. Hariri, peraltro, avrebbe
pesantemente rimproverato il ministro degli esteri Ali Shami che aveva dato istruzione
all’ambasciatore all’Onu di seguire la linea di Turchia e Brasile.

Su Hariri hanno pesato anche le pressioni di Washington. Sempre as-Safir ha riferito che
l’ambasciatrice statunitense a Beirut, Michel Sasson, prima del voto al CdS dell’Onu si è recata
a «far visita» ad Hariri e a Suleiman insistendo per il «sì» del Libano alle sanzioni. Il New York
Times ha aggiunto che il Segretario di stato Usa Hillary Clinton ha telefonato al premier
libanese prima delle votazioni all’Onu.

La «neutralità» del Libano sulle sanzioni all’Iran se, in apparenza, non metterà in discussione la
stabilità del governo di consenso nazionale nato nel novembre 2009 – che vede insieme
maggioranza cristiano-sunnita filo-occidentale e opposizione cristiano-sciita vicina a Siria e Iran
– ha, tuttavia, riacceso le tensioni politiche nel paese che negli anni passati è stato sul punto di
precipitare in una nuova guerra civile. «La risoluzione approvata dalle Nazioni Unite è contro le
regole di equità e giustizia e riflette la tendenza prevaricatrice delle forze che governano il
mondo e che decidono le politiche verso i paesi islamici», ha protestato Hezbollah in un
comunicato diffuso dalla sua rete televisiva «Manar», di critica all’astensione libanese sulle
sanzioni. Secondo il presidente del parlamento Nabih Berri, leader dell’altro movimento sciita,
Amal, Beirut «avrebbe dovuto votare contro le sanzioni, perché l’Iran è un paese amico del
Libano».

Soddisfatta la destra estrema al governo. Il capo delle Forze Libanesi, Samir Geagea, ha detto
che il voto all’Onu ha rappresentato una prova di «democrazia e di libertà».
Fonte: http://www.campoantimperialista.it

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