20 giugno 2010

L’ecocidio del golfo e i trucchi velenosi della Bp

Meglio i pesci morti per il disperdente [*], che le tartarughe e gli uccelli imbrattati di petrolio e trasmessi dalle tv. Sul Los Angeles Times Michael Brune, il direttore di Sierra Club ed esperto di petrolio e carbone, scrive: «Quello che ho visto volando sopra le acque del golfo mercoledì, e ciò che abbiamo tutti guardato in televisione nelle ultime due settimane, non è uno sversamento, é un’esplosione infinita di fango tossico, un mostro rivoltante di fanghi velenosi che potrebbe presto ricoprire un parco nazionale, più di una dozzina di rifugi della fauna selvatica e centinaia di miglia di costa, forse strisciando fino alle fragili Florida Keys e all’Eastern Seaboard».

Ma Brune ricorda che il prezzo ambientale pagato all’industria del petrolio era già alto prima dell’ecocidio in corso: «Ben prima di questo sversamento, le zone umide e gli habitat del Golfo erano sotto assedio da parte delle operazioni petrolifere. Si stima che pipeline offshore che attraversano le zone umide costiere abbiano distrutto più paludi salate nella regione di quante ce ne siano nell’intera fascia costiera dal New Jersey al Maine».

Secondo Greenpeace Usa la situazione si sarebbe addirittura aggravata con i disperati tentativi della Bp di tappare la voragine petrolifera. Mark Flogel, uno dei suoi blogger più noti che segue quotidianamente l’evoluzione della situazione nel Golfo, ci va giù molto pesante dopo il clamoroso flop della “campana” che avrebbe dovuto chiudere la falla della Deep Horizont: «Ora che la trovata-truffa della Bp per contenere la sua massiccia quantità di petrolio vomitata nel Golfo del Messico è fallita, la company sa solo continuare a pompare grandi quantità di disperdente in acqua nei pressi del pozzo, nel tentativo di ottenere non si sa cosa esattamente».

Il disperdente pompato sul fondo del mare e sparso dagli aerei in quantità enormi si chiama “Corexit”, da “corrects it.” (correggere), ma l’esperto di ambiente marino e petrolio Rick Steiner spiega che il “Corexit” è chiamato dagli addetti ai lavori “Hidez-It” perché il suo vero scopo non è quello di correggere ma di ingannare: «Il petrolio è tossico per la vita marina. Il disperdente è tossico per la vita marina. Insieme, la loro tossicità è superiore alla somma delle loro parti. Le persone che corrono a dare risposte sullo sversamento alla BP sono geologi, ma quello di cui c’è bisogno per la protezione del Golfo non è la geologia, è la biologia. Un principio attivo del Corexit è il 2-butossietanolo, che nei test di laboratorio ha dimostrato di ridurre la fertilità, di incrementare la mortalità e le malformazioni degli embrioni e aumento delle malformazioni negli animali nati. Gli animali sono gli abitanti marini primari del Golfo del Messico. Un altro ingrediente è il glicole propilenico, che molti conoscono come anti-gelo o antigelo per aeroplani, che ha un’alta biological oxygen demand o Bod. Questo significa che, quando si degrada nell’acqua, rimuove l’ossigeno attraverso processi biologici. Più glicole propilenico c’è in acqua, meno ossigeno c’è per il plancton e i pesci. Oltretutto, il Corexit agisce come un tensioattivo, la stessa cosa che fa il vostro detersivo per i piatti o da bucato. Il petrolio viene attratto dal tensioattivo e non galleggia più sulla superficie dell’acqua. Il petrolio forma dei globuli che sprofondano verso il basso. Questo è un vantaggio per la BP, in quanto crea meno marea nera fotogenica sulla superficie del Golfo che potrebbe essere filmata dalle troupe delle news televisive».

Insomma la BP sta mettendo in atto una specie di velenoso e disperato greenwashing mediatico estremo per non perdere ulteriormente la faccia, ma Greenpeace ricorda che «Come abbiamo già visto a Prince William Sound nei due decenni trascorsi dalla Exxon Valdez, il petrolio che affonda verso il basso tende ad essere nuovamente sospeso nella colonna d’acqua dalle tempeste e, con la frequenza degli uragani nel Golfo del Messico, vedremo un back up dell’eruzione del petrolio della BP, con danni per l’ambiente, per le generazioni a venire». Flogel si chiede: «Perché qualcuno sano di mente sparge sostanze chimiche che avvelenano e soffocano i pesci in una marea nera che minaccia già la loro vita?» E si risponde sconsolato: «Credo che i dirigenti della BP, nella loro lunga serie di dispiaceri per esplosioni, sversamenti ed incidenti, abbiano dimostrato chiaramente di non essere sani di mente. Io però azzardo un’ipotesi: meno disperdenti si usano, più morti ci sono a terra e più uccelli e tartarughe coperti di petrolio si devono lavare. Più disperdenti si usano più pesci morti si avranno, alcuni dei quali arrivano a terra, molti dei quali si depositano sul fondo del golfo e non saranno mai più visti. Mi immagino che dipartimento public relation della BP preferisca i pesci morti agli uccelli e tartarughe morti. Quando verrà il momento delle cause legali, mi immagino che con lo show degli avvocati in tribunale con i sacchetti di plastica pieni di uccelli marini morti ed oleosi, la giuria potrebbe emettere un verdetto più pesante di quello emesso se alla dimostrazione si presentassero con sacchetti di plastica pieni di pesci morti. A pelle, i pesci non sono proprio come gli uccelli.

Perciò, mi immagino che il dipartimento legale della BP preferisca i pesci morti agli uccelli morti. Naturalmente, cosa mangiano gli uccelli a terra? Pesci e gamberi e altra vita marina. E se si uccide una buona parte della vita marina, ne consegue inevitabilmente che anche le specie che dipendono da quella vita marina per il loro sostentamento moriranno. Basterebbe fare in modo che non siano ricoperti di petrolio perché non accada. 21 anni dopo l’enorme fuoriuscita della Exxon, 20 delle 30 specie selvatiche più colpite non sono state ancora recuperate. La gente mi chiede: “La BP sta facendo abbastanza?” La mia risposta è che non c’è “abbastanza”. Gli strumenti che abbiamo per rispondere alle fuoriuscite di petrolio sono di ordini di grandezza troppo piccoli per poter combattere i danni che fanno. No possiamo fermare le perdite di petrolio, possiamo solo impedirle, e possiamo impedirle solo vietando le trivellazioni nell’oceano».
di Greenreport
http://www.greenreport.it/
Fonte: http://www.decrescitafelice.it

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