8 giugno 2010

«Non firmiamo carta bianca»

di Antonio Sciotto - INVIATO A POMIGLIANO (NAPOLI)
Parlano gli operai di Pomigliano. Al centro, dall'8 giugno, di una trattativa chiave per tutto il Paese. «Riscriverà le relazioni industriali», concordano Emma Marcegaglia e il ministro Sacconi. Le tute blu, con la Fiom, si rifiutano di accettare le condizioni poste da Marchionne: «Vogliamo dire la nostra sui ritmi di lavoro»


«I negoziati in corso tra Fiat e sindacati per la valorizzazione di Pomigliano indicano i problemi da risolvere e il sentiero da percorrere». Parola di Emma Marcegaglia, dalla relazione all'assemblea di Confindustria il 27 maggio scorso. Tre giorni dopo, sul Sole 24 ore, parla il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi: «L'accordo per Pomigliano non è più rinviabile: non a caso è stato citato dalla Marcegaglia, sta diventando il benchmark del salto di paradigma delle relazioni industriali». Insomma, il mondo delle imprese guarda alla trattativa che si aprirà ufficialmente l'8 giugno a Torino (proprio ieri il Lingotto ha convocato tutti sindacati), sulla nuova organizzazione di Pomigliano: con il sindacato che parte da una posizione unitaria, però labile. Fim e Uilm sono più disponibili a cedere alle condizioni poste dall'ad Fiat Sergio Marchionne, la Fiom fa muro. Gli operai sentono l'arrivo di una tempesta: ritmi più «massacranti» e meno diritti. Li abbiamo incontrati a Napoli, e confermano: «A Pomigliano si giocano le future relazioni sindacali del Paese. E voi, la stampa, l'opposizione, il Pd, questo fatto non l'avete capito: ci avete lasciato soli».

Oggi la Fiat incontrerà solo la Fiom, consegnandole il documento già presentato venerdì scorso a Fim e Uilm: 8 pagine più gli allegati. «È un prendere o lasciare, così come la presenta Marchionne non è una trattativa - dice Franco Percuoco, Rsu Fiom - È un diktat, perché ci vogliono imporre l'organizzazione del lavoro senza che le Rsu possano più contrattare e monitorare. L'alternativa è non portare la Panda a Pomigliano, e dunque condannarci alla chiusura».

Marchionne intende rivoluzionare l'impianto campano: portarlo da 36 mila vetture annue (in realtà siamo ai dati 2009, dato che al momento gli operai sono in cassa) a oltre 250 mila a regime. E se fino all'anno scorso si producevano più modelli (la 147, la Gt, due tipi di 159) a marchio Alfa, il futuro è nella Panda, trasferita dalla Polonia. Nella sola Panda: un'unica maxi-linea, con le tute blu che invece degli attuali 10 turni settimanali, passerebbero a 18.

Se oggi infatti fanno solo due turni per 5 giorni a settimana (6-14 e 14-22), passerebbero strutturalmente a 3 turni per 6 giorni (aggiungendo un 22-6); in più, dovrebbero accettare una nuova organizzazione delle posizioni e dei ritmi - la cosiddetta «ErgoUas», che a detta della Fiat migliora le condizioni di lavoro e elimina il «disagio da linea». E proprio in forza di quest'ultimo punto, cioè un presunto maggior benessere operaio, le pause sarebbero decurtate (da 40 a 30 minuti) e la pausa pranzo non sarebbe più collocata a metà turno, ma alla fine. Vengono poi aggiunte 80 ore in più di straordinario comandato alle 40 già previste dal contratto.

Ma non basta ancora: le Rsu non potrebbero più mettere bocca nell'organizzazione del lavoro. «La mobilità interna, o se si reimposta la linea quando c'è un fermo. La sicurezza. Tutte cose su cui la Rsu non potrà contrattare», spiega Percuoco. «E poi perdiamo i diritti acquisiti in decenni di lotte, garantiti dalla Costituzione», aggiungono i due operai Antonio Di Luca e Ciro D'Alessio. Infatti in conclusione del documento Fiat, ci sono le «clausole di esigibilità»: viene previsto, in caso di violazione di quanto concordato (dunque anche una protesta), che l'azienda può sanzionare il sindacato, la Rsu e il lavoratore. Eliminando «i contributi sindacali, i permessi retribuiti per i componenti di organi direttivi nazionali e provinciali dei sindacati», «i permessi delle Rsu», fino alla sanzione per l'operaio, magari sotto forma di richiamo disciplinare, e dunque anticamera per il licenziamento.

«Noi non siamo apriori contro i 18 turni - spiega il delegato Fiom - Anzi con gli altri sindacati abbiamo raggiunto una posizione unitaria: si possono accettare, ma non strutturalmente. Secondo noi devono essere contrattati volta per volta con le Rsu se ci sono delle reali esigenze produttive. E poi è fondamentale poter controllare i nuovi ritmi di lavoro. L'ErgoUas va monitorato, non possiamo firmarlo così come ce lo propone Marchionne: un allegato all'accordo, prendere o lasciare. Vogliamo una commissione, con esperti anche del sindacato, che nei due anni da qui all'arrivo della Panda, verifichi le reali condizioni di lavoro».

«Marchionne ha impostato una campagna mediatica senza precedenti - riprende Ciro - Viene visto come il salvatore di Pomigliano, dato che porta la Panda. E noi invece siamo guardati, se solo ci permettiamo di avere una visione critica, come gli scansafatiche che non accettano nuove sfide. Non ci capiscono i giornalisti, neanche l'opposizione: lo stesso Pd accetta acriticamente ogni parola di Marchionne, e così l'Idv. Non si pongono il problema di ascoltarci. Guardino le nostre vite reali: io a casa arrivo distrutto. Vivo a Torre Annunziata, mi sveglio alle 4,20 per essere qui alle 6. E come me, tanti altri colleghi fanno questi orari. Noi lo sappiamo che non siamo orafi, che la linea di montaggio è pesante: ma questo non vuol dire che ci devi devastare del tutto».

Ad esempio Antonio, nei vent'anni passati a Pomigliano, ha accumulato ben sette discopatie: «Ora sono un "Rcl", ridotta capacità lavorativa - spiega - Ho spostato per anni carichi pesantissimi. Certo, adesso le linee sono più tecnologiche, ma non vuol dire affatto che i rischi siano alle spalle. Di recente un ragazzo di 30 anni si è strappato i tendini di un braccio, e ora l'ha praticamente perso».

«Noi vogliamo conoscere i ritmi di lavoro, i pesi che spostiamo, non vogliamo aver paura di scioperare», aggiunge un altro operaio, Raffaele Manzo. Che ricorda un corso di formazione di due mesi che tutti gli operai hanno fatto nel 2008. «Erano venuti degli esperti motivazionali: ci facevano vedere Ogni maledetta domenica, con Al Pacino che carica la squadra. Poi sono venuti gli Abbagnale, che hanno spiegato come si rema tutti in una stessa direzione. Ci hanno spinto a pitturare la nostra postazione, per essere "partecipativi". Ci hanno mostrato un quadro con una pecora nera in mezzo a tante pecore bianche: dicevano che rappresenta noi di Pomigliano, troppo conflittuali, assenteisti, sempre a scioperare».

«Ci prepariamo al negoziato, a contrapporre le nostre ragioni alle condizioni poste dalla Fiat - conclude Andrea Amendola, della Fiom di Napoli - Nei giorni scorsi avevamo anche chiesto all'azienda di trattare a Napoli, e non a Torino, perché qui è la fabbrica».
 
Fonte: ilmanifesto.it

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