3 giugno 2010

USA: zero in diplomazia

di Romolo Gobbi
Nonostante i sui 30.266 impiegati e 35,1 miliardi di dollari stanziati, il Dipartimento di Stato americano non dimostra una particolare efficienza diplomatica. Dopo troppi anni di gestione monopolistica della politica mondiale, i diplomatici USA, con in testa il Segretario di Stato Hillary Clinton, sono convinti che la diplomazia consista nel manifestare ai propri interlocutori i propri obiettivi, aspettandosi che questi vengano supinamente accettati. Ciò non avviene, almeno per quanto riguarda i propri avversari, così come nel recente G2, USA-Cina, gli americani hanno richiesto per l'ennesima volta, una rivalutazione dello yuan, ottenendo una risposta evasiva, che però il Segretario del Tesoro americano, Timothy Githner, ha ritenuto che "i leader cinesi abbiano riconosciuto la riforma del sistema di cambio come parte di una più ampia riforma". La Cina è stata ancora più diplomatica nel rifiutare un appoggio alle mire guerrafondaie degli americani verso la Corea del Nord, dopo il proclamato affondamento di una corvetta sud-coreana.


Pochi giorni prima, la diplomazia americana ha incassato un fallimento ben più grave, quando due alleati storici, come la Turchia e il Brasile, sono riusciti ad ottenere da un avversario strategico degli USA, l'Iran, l'accettazione delle condizioni per l'arricchimento dell'Uranio all'estero, poste dagli Stati Uniti per evitare ulteriori e più gravi sanzioni. L'accordo ha colto di sorpresa la diplomazia americana e pare che "Barack Obama avrebbe reagito imputando senza mezzi termini a Hillary la beffa subita da parte di due alleati come Turchia e Brasile". Oltretutto, l'accordo con l'Iran avrebbe suscitato immediatamente reazioni positive: il presidente francese Nicolas Sarkozy lo aveva definito "un passo positivo"; il presidente russo Dimitri Medvedev "ha parlato di positivo impegno di Teheran", invitando USA, Cina e UE a "nuove consultazioni", magari questa volta alla presenza anche di Turchia e Brasile. Allo stesso modo Yang Jiechi, ministro degli esteri cinese, si era detto "incoraggiato dagli sviluppi" e anche il segretario dell'ONU, Ban Ki-Moon, lo aveva definito "un accordo incoraggiante".

Il commento cinese era particolarmente imbarazzante, perchè solo un mese prima il presidente cinese Hu Jintao aveva concordato con Obama "di dare mandato alle rispettive delegazioni di lavorare al Consiglio di Sicurezza dell'ONU sulla risoluzione sulle sanzioni". E' vero che pochi giorni dopo la Cina partecipò al summit "sul disarmo e la non-proliferazione", convocato da Ahmadinejad a Teheran, al quale avrebbero partecipato "i ministri degli Esteri di 14 nazioni, i vice-ministri di altre 10, i rappresentanti di 8 organizzazioni internazionali e gli esperti di 70 nazioni". Con questo summit l'Iran ha voluto dimostrare di non essere isolato e non mancò l'appoggio di alleati storici, quali la Siria, che accusò la comunità internazionale di "chiudere colpevolmente gli occhi di fronte ai pericoli portati dall'unica potenza atomica del Medio Oriente", alludendo alle "oltre 200 armi nucleari di cui Israele dispone".

Che l'Iran non fosse isolato, è dimostrato dall'accordo firmato con Turchia e Brasile per l'arricchimento del 70% del proprio uranio e dalle posizioni cinesi, sempre aperte ad accordi diplomatici con il paese "che l'anno scorso ha fornito ben l'11% del suo fabbisogno di energia, in gas e petrolio".

La diplomazia americana, presa in contropiede, ha reagito ribadendo la propria linea: Hillary Clintn, parlando alla commissione esteri del Senato, il giorno dopo l'accordo ha dichiarato: sono lieta di annunciare a questa commissione che abbiamo raggiunto l'accordo su una solida bozza di risoluzione con Russia e Cina. La faremo circolare al Consiglio di Sicurezza oggi stesso". La Casa Bianca rincarava la dose dichiarando: "Continueremo ad esercitare la massima pressione possibile sull'Iran per fargli rispettare gli obblighi internazionali". Il presidente Obama ha esplicitamente ignorato l'accordo Turchia-Brasile-Iran, dicendo che: "senza cooperazione da parte di Teheran, l'Iran deve aspettarsi sanzioni, comprese le sanzioni dell'ONU". Queste dichiarazioni hanno fatto infuriare il ministro degli esteri brasiliano, che ha dichiarato: "E' l'accordo che hanno proposto loro, ma adesso che a renderlo possibile sono Brasile e Turchia, lo snobbano. Non è un atteggiamento costruttivo".

Che la diplomazia americana abbia incassato un notevole insuccesso, anche perchè non era al corrente delle trattative segrete tra Brasile, Turchia e Iran, è confermato dal recentissimo discorso tenuto da Obama all'Accademia militare di West Point: "Dobbiamo integrare militari, diplomatici, intelligence, esperti dello sviluppo, agenzie di soccorso e forze dell'ordine", il che non può che significare che finora questo coordinamento non c'è stato.

Fonte: http://www.romologobbi.it/

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